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L'aumento dei tassi d'interesse rianima i Bot people

La liquidità sta scappando dai conti correnti. Non perché i risparmiatori abbiano timori particolari sulla solidità delle banche, nonostante le crepe emerse dai crac di Credit Suisse e di alcuni istituti di credito americani, ma perché cominciano ad abbondare le alternative e più redditizie opportunità di impiego del denaro. Da quando le banche centrali hanno iniziato ad attuare una politica monetaria restrittiva caratterizzata dall’innalzamento dei tassi d’interesse, il mercato ha iniziato ad adeguarsi. E se nell’era dei tassi d’interesse negativi tenere i soldi nei conti a tasso zero poteva essere considerata un’opzione interessante, ora è soltanto un modo per svalutare le proprie disponibilità.
Non c’entra con l’Europa (per ora) ma l’app dedicata a un conto di risparmio che Apple ha lanciato negli Stati Uniti dimostra che la gestione della liquidità sta diventando fondamentale, oltre che redditizia per gli operatori. Si chiama Apple Savings, è stato concepito con la collaborazione di Goldman Sachs ed è il conto di risparmio digitale a portata di clic per milioni di americani. Offre il 4,15 per cento di rendimento, non ha spese e fa concorrenza ai titoli di stato Usa, oltre che battere le offerte degli altri conti di risparmio che restano ben al di sotto del 4 per cento. Non può essere usato direttamente come conto corrente, ma i soldi depositati possono essere girati in ogni momento a un altro conto corrente tradizionale senza pregiudicare i rendimenti pattuiti che verranno calcolati sulla giacenza consentendo ogni movimentazione. 
In Italia Apple Savings non è (ancora) disponibile ma quel che sta succedendo nel mercato della liquidità ha un qualcosa di déjà vu. Le banche sono tornate a contendersi le disponibilità della clientela a colpi di offerte interessanti. Parliamo dei tanti conti deposito che i diversi istituti stanno pubblicizzando e che garantiscono rendimenti compresi tra il 3 il 4 per cento a seconda della scadenza. Stiamo parlando di tassi lordi, a cui va dedotta la ritenuta del 26 per cento. Per fare un esempio pratico, vincolando 10 mila euro supponiamo al 3,5 per cento lordo per un anno, l’introito netto sarà alla fine di 259 euro. Se quei 10 mila euro invece fossero rimasti a dormire nel classico conto corrente non remunerato, l’introito sarebbe rimasto un miraggio.
Non è un caso se in questo periodo i piccoli risparmiatori privati siano tornati a investire pesantemente sui titoli di stato a breve come i Bot e i Btp a scadenza inferiore ai 5 anni. Tenuto conto della facilità di gestione e della contenuta spesa del deposito titoli necessario per investire in questi bond, a conti fatti diventa spesso l’opzione più conveniente. Il Bot a un anno, per dire, rende in questo momento circa il 3,5 per cento lordo, più o meno come le migliori offerte di conto deposito in circolazione in questo momento. Occorre però tener conto che nel caso dei titoli di stato la ritenuta fiscale è più bassa (12,5 contro il 26 per cento) e che la vendita dei titoli prima della scadenza per un’eventuale necessità è ammessa e, a meno di sconvolgimenti sui mercati piuttosto improbabili nelle scadenze a breve, non comporta perdite clamorose. Morale della favola, l’aumento dei tassi ha rimesso in marcia i Bot People. 

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