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Inflazione e tassi in discesa mettono le ali ai bond

I segnali mandati dalle banche centrali, ancorché non definitivi, sono stati interpretati dai mercati come la fine della lunga corsa dei tassi d’interesse. A mettere la ceralacca (provvisoria) a questa sensazione hanno provveduto le ultime rilevazioni in materia di inflazione e di andamento dell’economia: in Europa, complice il confronto con i dati di ottobre scorso sui prezzi di petrolio e gas, l’inflazione ha rallentato sensibilmente al 2,9 per cento, mentre le stime sugli andamenti del Pil sono sull’orlo della recessione. Quanto basta per indurre i mercati a ritenere conclusa la fase restrittiva della politica monetaria.
La reazione dei listini, in particolare quelli obbligazionari, reduci da settimane di debolezza, ma anche quelli azionari (la Borsa italiana ha guadagnato il 5 per cento, vedi l’analisi a fianco), testimonia di come la riduzione dei tassi d’interesse abbia cominciato a rinvigorire le quotazioni. In poche sedute il rendimento del Btp decennale, che si era avvicinato pericolosamente al 5 per cento, è tornato sotto quota 4,5 per cento. Identico trend anche per il Treasury americano a 10 anni, passato dal 4,9 al 4,6 per cento, e per il Bund tedesco, che quindici giorni fa rendeva il 2,9 per cento e che adesso è sceso al 2,6 per cento. A ogni riduzione di rendimento, come è noto, s’impenna la quotazione del titolo: più lunga è la scadenza, più ampio è il guadagno in conto capitale. Occorre dire che il presidente della Fed americana, Jerome Powell, così come la collega della Bce, Christine Lagarde, non hanno escluso ulteriori aumenti di tasso in futuro nel caso ipotetiche fiammate dell’inflazione lo rendessero necessario. Al netto dell’incertezza legata alle guerre che stanno incendiando il mondo, i mercati hanno già tirato le conclusioni e scommettono che, con l’economia in forte rallentamento e con l’inflazione in ritirata, arriveranno altre riduzioni per i tassi di riferimento.
Se questa previsione dovesse essere confermata, investire adesso nel comparto obbligazionario potrebbe offrire ulteriore margine di guadagno. Fermo restando che l’obiettivo tendenziale per le banche centrali di un’inflazione al 2 per cento è ancora lontano, un Btp decennale che rende al momento attorno al 4,5 per cento (lordo) potrebbe essere ancora appetibile. Così come il Treasury, che incorpora anche la variabile del cambio eurodollaro. È chiaro che, nel campo obbligazionario, investire nei decennali equivale a mettersi in una posizione speculativa: in caso di ulteriori riduzioni di rendimento, infatti, la vendita anticipata del titolo porterebbe a casa cospicue plusvalenze. Per chi invece volesse orientarsi verso un investimento obbligazionario ugualmente conveniente ma senza impegnarsi in una gestione attiva, meglio optare per un Btp a scadenza media, diciamo 5 anni, e limitarsi a riscuotere le cedole con un rendimento a scadenza pari al 4,30 per cento, sempre lordo. 
Azioni
Diverso il discorso per le azioni, che comunque guardano a un futuro di riduzione di tassi con favore. Potrebbero riprendersi, per esempio, quei settori ciclici che negli ultimi tempi hanno pagato dazio. Senza dimenticare, comunque, la fase geopolitica internazionale che rischia di far mandare all’aria ogni ragionamento. 

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