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Il momento dei bond con i tassi a prova di Bce

Le banche centrali stanno bombardando i mercati per cercare di estirpare l’inflazione e tutti si augurano, pur mugugnando per gli effetti collaterali di questo dispiegamento di forze in campo (leggi aumenti tremendamente significativi dei tassi d’interesse), che Fed e Bce riescano a vincere la guerra. Volendo scommettere sul successo di questa campagna, confidando quindi che la politica monetaria fortemente restrittiva riesca a domare l’inflazione senza “uccidere” la ripresa economica, si potrebbero anticipare gli esiti della manovra e iniziare a piluccare tra gli strumenti finanziari che ne uscirebbero più rafforzati.
Il riferimento quasi ovvio è al comparto obbligazionario. Veniamo da anni di rendimenti negativi che hanno finito col rendere i bond estranei alle abitudini d’investimento dei risparmiatori prudenti, un tempo i principali fruitori di cedole e guadagni considerati sicuri (ricordate i Bot people?). La perturbazione finanziaria che c’è stata nell’ultimo anno, e che è ancora in corso, ha spazzato via questa anomalia, a suo tempo creata ad arte, da Mario Draghi in testa, per rilanciare l’economia, e ha riportato dolorosamente (il denaro a buon mercato o gratis piace a tutti) il mercato alla realtà: aumento choc dei tassi d’interesse e conseguente calo drastico delle quotazioni dei bond. Questo ha provocato forti perdite per chi deteneva bond in portafoglio, in particolati i fondi del settore, ma ha riportato lo strumento obbligazione al centro delle possibilità d’investimento per i piccoli risparmiatori assediati dal vampiro dell’inflazione, lesta a “succhiare” il valore reale delle ingenti somme di denaro lasciate a dormire in conto corrente.
Si diceva della scommessa sulla possibile vittoria della guerra avviata dalle banche centrali: dovesse andare bene i tassi di interesse potrebbero tornare a scendere e il valore delle obbligazioni potrebbe di conseguenza salire. Date queste premesse, questo potrebbe essere il momento di investire in bond. Rispetto a un anno fa, per esempio, il Bot a un anno è passato dal territorio negativo al 2,5 per cento lordo. Di contro il Btp a 10 anni (più lunga la scadenza, più alto è il rischio di svalutazione del titolo in caso di vendita anticipata) ha visto il rendimento più che raddoppiare: ora siamo intorno al 4 per cento lordo. Con questi tassi d’interesse, insomma, qualche incursione nel comparto obbligazionario potrebbe essere fatta. Magari nelle scadenze medie, intorno ai 5 anni, dove i rendimenti sono interessanti, per quanto lontani dal tasso d’inflazione, e i rischi più contenuti. 
Quando infuriavano i tassi negativi c’è stato un momento in cui stavano per tornare di moda i bond ad alto rendimento, e ovviamente ad alto rischio. Il riferimento è a quelle obbligazioni il cui emittente ha il rating ben lontano dalla A e che, per ottenere soldi in prestito, deve offrire tassi d’interesse più elevati rispetto a quelli medi di mercato. Ebbene, ora quei tassi sono raddoppiati e non è difficile imbattersi in obbligazioni che arrivano a quotare l’8-10 per cento di rendimento a scadenza. In teoria sarebbero l’ideale per pareggiare l’impatto fragoroso dell’inflazione, in pratica incorporano un rischio troppo elevato. Meglio accontentarsi e scommettere a breve su Bot e Btp.

Marino Smiderle

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