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Il colore dei soldi

Il labirinto dei tassi negativi e i conti correnti da svuotare

La presidente della Bce Christine Lagarde
La presidente della Bce Christine Lagarde
La presidente della Bce Christine Lagarde
La presidente della Bce Christine Lagarde

«Il denaro vinto è molto più dolce del denaro guadagnato». Il mitico Eddie Felson, detto Eddie lo Svelto, interpretato da Paul Newman, sintetizza così il suo ritorno al tavolo da biliardo 25 anni dopo le imprese immortalate nel capolavoro del 1961 “Lo spaccone”. La stecca gli è rimasta conficcata nel cuore ma ha deciso di starle lontano dopo i disastri che ha combinato nel corso di una vita. Poi si imbatte nel talento scombinato di Tom Cruise e nella provocante bellezza della di lui compagna, una Mary Elizabeth Mastrantonio da togliere il respiro, e rimette in moto le emozioni malandrine represse per restare a galla. «Sono tornato», esclama alla fine questo Newman d’annata che, diretto magistralmente da Martin Scorsese, si porterà in bacheca pure il premio Oscar. 

Ecco, il titolo di questa bisca di divagazioni finanziarie che abbiamo ritagliato sul sito del GdV, da maneggiare con cura e a proprio rischio e pericolo, deriva proprio da quel film degli anni 80 che per certi versi riassume l’elettricità dell’edonismo reaganiano che vendeva facili illusioni di ricchezza, spesso seguite da cadute rovinose, ma che ha gettato i semi di una crescita disordinata e di una ricchezza diseguale con cui ancora oggi facciamo i conti: qualche volta tornano e molte volte no. “Il colore dei soldi” è il verde del tavolo di biliardo e delle banconote in dollari dove brilla il motto nazionale degli Stati Uniti “In God We Trust”. La spinta al guadagno facile ma rischioso diventa in realtà una filosofia quasi opposta, dove tutti hanno la possibilità di farcela miscelando nel modo più personale prudenza e azzardo. Il monito vale in tempi strani e difficili come quelli che stiamo vivendo, dove i risparmiatori fanno fatica non tanto a guadagnare, quanto a mantenere stabile il valore del proprio capitale, grande o piccolo che sia.
Ricordate i tempi della concorrenza tra banche sui conti correnti? Pagine e pagine di pubblicità per attirare i soldi dei clienti offrendo, magari per pochi mesi, il tasso d’interesse più alto, a volte oltre i limiti del mercato. Ecco, anni di crisi e di quantitative easing, seguiti dalla Caporetto del Covid che ha indotto banche centrali e istituzioni a pompare altra liquidità nelle vene secche di un’economia contaminata dal virus, hanno prodotto l’effetto contrario: le banche non vogliono più i nostri soldi. O meglio, non ci permettono di lasciarli parcheggiati nei conti correnti, che pure sono a tasso zero. Non vogliono perché ci perdono: se girassero pari pari i depositi della clientela alla Bce, anziché ricevere un tasso d’interesse come parrebbe normale (chi presta i soldi ha sempre ricevuto un rendimento), dovrebbero pagare lo 0,50 per cento per il fastidio creato. Benvenuti nel mondo dei tassi negativi, che da un lato offre grandi opportunità a chi i soldi li deve prendere a prestito (sempre che riesca a farlo) ma dall’altro disorienta chi i soldi li deve investire.
Morale della favola, la banca non vuole tenerci troppi soldi in conto e nemmeno a noi conviene lasciarceli perché, con l’inflazione che comincia ad (auto)alimentarsi, rischieremmo di svalutarli alla velocità della luce. I prodotti che ogni giorno potremmo acquistare comprendono un tot di commissioni che sono più difficilmente smaltibili proprio a causa del panorama di tassi negativi che caratterizza il mercato. E quindi? Senza andare a giocarci i risparmi al biliardo, cercheremo in questo angolo nascosto qualche via d’uscita dal labirinto finanziario pieno di soldi “stampati” dalle banche centrali ma non ancora entrati nel circolo dell’economia reale. Allacciamoci le cinture.    

Marino Smiderle

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