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Il bond sostenibile di Eni che batte anche il Btp

La prima settimana ha trasformato un sospetto in una certezza: il 2023 sarà l’anno dei bond. E non solo dei titoli di stato, che da sempre costituiscono il nucleo fondamentale del comparto obbligazionario, ma anche, verrebbe da dire soprattutto, dei corporate bond, cioè di quelle obbligazioni emesse dalle società private che sono tornate prepotentemente sul mercato alla ricerca di liquidità.
La prima settimana dell’anno si è chiusa con un record di emissioni: 100 miliardi di obbligazioni, per il 43 per cento di derivazione bancaria e finanziaria, per il 42 per cento titoli sovrani o sovranazionali e per il restante corporate puri. La particolarità di questo ritorno al... futuro è l’attenzione particolare riservata al pubblico retail, vale a dire quei piccoli risparmiatori che sono tornati a guardare con interesse a un comparto che finalmente offre rendimenti tangibili, dopo anni di tassi negativi. Certo, la motivazione non è così positiva, dal momento che il rialzo dei tassi provocato dalla politica monetaria restrittiva adottata dalle banche centrali per combattere l’inflazione rischia di avere effetti peggiori nella contabilità non sempre percepita dei rendimenti reali, oltre che di paventare l’incubo della recessione. Tuttavia il risparmiatore prudente, quello costituzionalmente avverso ai patemi d’animo insiti nelle oscillazioni quotidiane dei titoli azionari, adesso si trova nelle condizioni di poter scegliere tra un bouquet di titoli appetibili.
Eni Tra le tante obbligazioni che stanno pacificamente inondando i mercati vale la pena segnalare l’emissione di Eni in sottoscrizione da oggi. In primo luogo perché il rating della società permette al risparmiatore di dormire sonni (quasi) tranquilli, visto che la società petrolifera ha un punteggio di poco superiore al Btp (Baa1 contro tripla B per Moody’s). E poi perché la scadenza media, 5 anni, consente anche di contenere il cosiddetto rischio tasso, partendo peraltro da un 4,3% lordo più conveniente in partenza dei titoli di stato. Il ritorno di Eni a un prodotto studiato per il risparmio al dettaglio (era una decina di anni non accadeva, visto che la società finora si è sempre rivolta solo agli investitori istituzionali) indica una svolta significativa per le prospettive del mercato. 
Tra l’altro vale la pena sottolineare il legame che Eni ha voluto stabilire tra questo titolo e gli obiettivi sulla sostenibilità e sull’ambiente, aspetti chiave nella scelta dei vari prodotti finanziari. Se le prime quattro cedole del titolo saranno fisse al 4,3 per cento, l’ultima potrebbe crescere di uno 0,5 per cento nel caso non raggiungesse due obiettivi prefissati sulle riduzioni di emissioni. È evidente che questo stimolo alla società di raggiungere, che consiste nell’arrivare a fine 2025 a 5 gigawatt di capacità derivante da energie rinnovabili e di ridurre le emissioni del 65 per cento, rappresenta un’attrazione in più per i risparmiatori sempre più sensibili ai titoli cosiddetti Esg, cioè vincolati a obiettivi di ambiente, sociali e di governance. 
Si parte con un miliardo di euro di titoli offerti da Eni, con l’opzione di raddoppiare a due miliardi in caso di richiesta ulteriore. La riduzione dell’inflazione in giro per il mondo rende ancora più appetibili questi bond a 5 anni. Ma siamo solo all’inizio. L’anno dei bond porterà altre sorprese. 

Marino Smiderle

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