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Il colore dei soldi

I dividendi delle banche fanno gola ai risparmiatori

Le cedole in distribuzione offrono rendimenti compresi tra il 5 e il 13 per cento. Ma in futuro potrebbero scendere
Banca d'Italia: il governatore, Fabio Panetta, all'ultimo Forex di Genova (Foto LUCA ZENNARO/ANSA)
Banca d'Italia: il governatore, Fabio Panetta, all'ultimo Forex di Genova (Foto LUCA ZENNARO/ANSA)
Banca d'Italia: il governatore, Fabio Panetta, all'ultimo Forex di Genova (Foto LUCA ZENNARO/ANSA)
Banca d'Italia: il governatore, Fabio Panetta, all'ultimo Forex di Genova (Foto LUCA ZENNARO/ANSA)

L'anno dei record delle banche potrebbe riservare più di qualche soddisfazione anche ai risparmiatori disposti ad assumersi il rischio di comprarne le azioni. Al momento il ragionamento è meramente matematico: più o meno tutti gli istituti di credito hanno annunciato i dividendi più elevati della propria storia e, a questi prezzi, i rendimenti certi vanno dal 5 al 13 per cento. Unica avvertenza, affatto secondaria, è che gli utili fatti nell'esercizio 2023 non è detto vengano conseguiti anche nel 2024 e negli anni a seguire. Tuttavia, considerando l'attuale solidità patrimoniale degli istituti di credito italiano, ribadita dal governatore della Banca d'Italia Fabio Panetta al Forex di Genova, non vale la pena investire in azioni che partono con un rendimento così alto?

Il trend

Per rispondere a questa domanda occorre partire dalla performance di tutto rispetto già messa a segno dalle azioni del comparto creditizio nell'ultimo anno e, più in generale, da quando la Bce ha iniziato la sua politica di rialzo dei tassi d'interesse al fine di combattere le fiammate dell'inflazione che stavano per incendiare l'economia. Da quel momento in poi si è capito che i margini di intermediazione delle banche sarebbero decollati e che i bilanci ne avrebbero tratto immediato giovamento. Così gli investitori hanno iniziato a privilegiare il settore e a comprare azioni, percependo dividendi elevati già per l'esercizio 2022. E in questi giorni assistiamo a comunicati che affiancano notizie di ulteriore crescita dei dividendi, accompagnata anche da annunci di buy back di azioni, cioè di banche che acquisteranno azioni proprie rafforzando il patrimonio e spingendo le quotazioni.

L'esempio Intesa Sanpaolo

Prendiamo il caso di Intesa Sanpaolo, la banca a più alta capitalizzazione del mercato insieme a Unicredit. Il dividendo annunciato dall'ad Carlo Messina, che ha alzato il pay out (cioè la quota di utili che sarà distribuita ai soci) al 70 per cento, è di 0,296 euro che, rapportato alle ultime quotazioni di Borsa del titolo, sfiora l'11 per cento. Per capirci, se io compro le azioni adesso sono certo di ricevere in un anno dividendi pari all'11 per cento di quanto investito. Perché allora, di fronte a questi livelli molto appetibili, nell'ultima tornata diverse azioni bancarie, comprese quelle di Intesa Sanpaolo, hanno perso un po' terreno?

I rischi

Il motivo è semplice: nonostante i manager dei principali istituti di credito italiani abbiano previsto utili sostanziosi (e quindi cedole elevate per i soci) anche per l'esercizio in corso, all'orizzonte ci sono nubi di varia densità. Da un lato le guerre in giro per il mondo e il calo degli ordini registrato dalle imprese lasciano intravedere un pesante rallentamento dell'economia, con elevate probabilità di recessione; dall'altro proprio questo scenario, affiancato dall'inflazione sotto controllo, dovrebbe indurre le banche centrali a innestare la retromarcia nei livelli dei tassi d'interesse. Quest'ultima manovra di politica monetaria, attuata per ridare ossigeno all'economia, finirebbe per impattare di nuovo sui margini di intermediazione delle banche, riducendone gli utili e, quindi, le cedole future per gli investitori. Considerati adeguatamente i rischi, a questi livelli di dividendi ci potrebbe però essere spazio per un altro giro di giostra.

Marino Smiderle

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