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E' in arrivo un bastimento carico di dividendi

È in arrivo un bastimento carico di dividendi. Trenta miliardi, per la precisione. Sono le cedole che stanno per staccare le società quotate a piazza Affari, reduci da un esercizio 2022 particolarmente positivo che ha permesso di aumentare dell’11 per cento l’importo complessivo da distribuire agli azionisti.
Il primo fattore che ha permesso di alzare l’asticella della generosità complessiva va ricercato nel settore bancario. Negli anni della pandemia gli istituti di credito erano stati, per dirla alla napoletana, cornuti e mazziati. Da un lato pagavano ancora dazio alla politica dei bassi tassi d’interesse attuata dalle banche centrali per rilanciare l’economia: dal momento che le banche guadagnano prestando denaro, se i tassi sono a zero è evidente che fare utili diventa più complicato; dall’altro lato, nel momento in cui il trend stava cambiando e il conto economico cominciava a dare soddisfazioni, le banche centrali sono intervenute limitando drasticamente la distribuzione dei dividendi in un’ottica prudenziale legata all’emergenza Covid. Ora che i tassi sono saliti (con gli sgraditi effetti collaterali della svalutazione dei titoli obbligazionari detenuti in portafoglio) e ora che la Bce ha dato il via libera alla distribuzione delle cedole stabilite dalle assemblee dei soci, la musica per le banche è cambiata. Il rendimento da dividendo (che si ottiene dal rapporto tra dividendo per azione e prezzo dell’azione stessa) di Intesa Sanpaolo sfiora il 7 per cento, quello di Bpm supera il 6 per cento e quello di Unicredit si attesta al 5,2 per cento. Questo per citare i gruppi più importanti, ma il trend è simile per tutto il settore che ha contribuito a far crescere la torta complessiva.
Il rendimento da dividendo medio offerto dalle società quotate in Borsa è del 4,2 per cento, non sufficiente a coprire l’attuale tasso di inflazione ma, considerando che la maggioranza degli analisti prevede un raffreddamento dei prezzi nei mesi a venire, una buona base per scegliere di allocare parte dei propri risparmi nell’azionario. Vale la pena di ricordare che stiamo sempre parlando di investimenti esposti al rischio dell’attività d’impresa: i dividendi in distribuzione da lunedì 24 aprile fino a giugno non è detto che si rivedranno negli anni a venire. Così come la convenienza a investire in una società piuttosto che in un’altra non si valuta solo guardando al dividendo. 
Il clamoroso caso di Amazon spiega bene perché il dividendo spesso diventa uno specchietto rassicurante per il risparmiatore prudente che “osa” mettersi a navigare nei mari in tempesta della Borsa. Quando Jeff Bezos decise di quotare la sua Amazon, all’epoca start up della net economy, correva l’anno 1997: in oltre 25 anni di onorata attività il titolo ha guadagnato oltre il centomila per cento senza mai distribuire dividendi. Avete capito bene, centomila per cento: per capirci, se aveste puntate mille euro per comprare Amazon nel ’97 adesso avreste un gruzzoletto di un milione di euro. Questo vuol dire che la prudenza qualche volta è troppa. Soprattutto quando si possono fare questi ragionamenti col senno di poi. Perché a fronte di un’Amazon che ce l’ha fatta, ce ne sono state mille che sono fallite. Morale della favola, accontentiamoci di un buon dividendo. 

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