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Dalla pandemia alla guerra, il risparmio cerca rifugio nell'oro

Di emergenza in emergenza. Dopo la guerra pandemica, che non possiamo ancora ritenere vinta al 100 per cento, la guerra vera, d’invasione, quella che Vladimir Putin ha portato in Ucraina in spregio a qualsiasi legge internazionale e, soprattutto, in spregio alla vita di milioni di innocenti. Di questo squarcio inferto all’Europa patiscono anche le economie di tutti i Paesi del mondo, messe a dura prova dall’ennesimo evento negativo eccezionale. I risparmiatori, che tra mille difficoltà legate anche allo scatto dell’inflazione, cominciavano a pregustare un progressivo ritorno alla normalità, ora devono tornare metaforicamente nel bunker e approntare una strategia difensiva. O d’attacco, a seconda.
Dal momento che è impossibile prevedere quanto durerà questa guerra e come saranno i connotati del mondo quando sarà finita, i primi movimenti degli investitori sotto le bombe riguardano la ricerca di “scudi” finanziari in grado di proteggere o, se possibile, incrementare i capitali a disposizione. Non è un caso se le quotazioni dell’oro, per citare il bene rifugio per eccellenza, abbiano toccato i massimi da nove mesi in qua e che i duemila dollari l’oncia siano ormai nel mirino. Sulla scia dell’oro, anche le materie prime in generale stanno galoppando, soprattutto quelle energetiche. Il petrolio è schizzato nell’orbita del 100 dollari al barile, ma anche il gas è rimbalzato moltissimo, visto che gran parte delle forniture arrivano dalla Russia. Mettiamoci alluminio, nickel, rame, grano, mais e l’elenco potrebbe proseguire in un grafico di rialzi significativi. Al di là dell’acquisto fisico di lingotti d’oro, un sistema di tesaurizzazione del risparmio che ricorda concretamente il concetto di scudo, eventuali investimenti sulle materie prima si possono costruire attraverso, per esempio, gli Etf, strumenti finanziari facili da maneggiare che riproducono particolari andamenti di materie prime.
Ma sono le azioni di particolari società che, in teoria, potrebbero diventare approdo redditizio dei risparmi. Le società petrolifere, per dire, col petrolio a 100 dollari al barile potrebbero moltiplicare i propri flussi di cassa, aumentare le quotazioni e garantire cospicui dividendi. Anche le Big Tech americane, meno esposte alle sanzioni, potrebbero trovare slancio e mantenere o guadagnare posizioni. Un discorso ad hoc va fatto per le società legate alle energie alternative, che ultimamente sono state un po’ penalizzate: col petrolio ai massimi e col gas al galoppo, anche le energie alternative tornano competitive e potrebbero regalare ottime soddisfazioni economiche.
In questi ultimi giorni Stati Uniti ed Europa hanno attuato un piano di sanzioni alla Russia molto pesante che ovviamente avranno un costo rilevante anche per le economie occidentali. La messa al bando del sistema di pagamenti Swift, per esempio, potrebbe portare più di qualche contraccolpo a chi deve ricevere pagamenti dalla Russia e le banche stesse, per quanto non dipendenti dal trading con Mosca, dovranno far fronte alla turbolenza internazionale. Per chi volesse salire sulle montagne... russe della volatilità estrema della Borsa, c’è anche il brivido della speculazione: comprare e vendere in poco tempo sfruttando il saliscendi. Rischiando però l’osso del collo. 

Marino Smiderle

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