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Come uscire vincitori dai listini che galoppano

In questo inizio di anno le azioni hanno messo a segno performance significative: chi sta guadagnando può vendere e attendere i ribassi
Gli occhi dei trader sui titoli a Wall Street. EPA/JUSTIN LANE
Gli occhi dei trader sui titoli a Wall Street. EPA/JUSTIN LANE
Gli occhi dei trader sui titoli a Wall Street. EPA/JUSTIN LANE
Gli occhi dei trader sui titoli a Wall Street. EPA/JUSTIN LANE

Ricordate l'obbligazione Eni emessa pochi giorni fa con scadenza 10 febbraio 2028 e rendimento, in partenza, al 4,3 per cento? Il fatto che avesse fatto il pieno di ordini, oltre 10 miliardi, aveva evidentemente un motivo. Anzi due: la reputazione dell'emittente e l'attesa di un futuro ribasso dei tassi d'interesse. Morale della favola, per capire come funziona il comparto dei bond a tasso fisso, basti dire che se uno avesse sottoscritto 100 mila euro di quell'obbligazione in emissione e oggi decidesse già di vendere, porterebbe a casa 102.600 euro, più il rateo di interessi. Sì, perché adesso il titolo è quotato a 102,60 e, nonostante le recenti dichiarazioni della presidente della Bce, Christine Lagarde («Alzeremo i tassi di un altro mezzo punto a marzo e poi valuteremo»), il mercato sembra scontare un calo dell'inflazione e, quindi, un parallelo rientro delle perturbazioni sui tassi.

Bond o azioni

Ma sarà davvero così? A giudicare dal rally che in questo avvio di anno ha caratterizzato i mercati azionari, con piazza Affari in grande spolvero, gli operatori paiono non avere dubbi. Così come la vivacità del comparto obbligazionario, con diverse proposte in grado di intercettare l'interesse degli investitori a rendimenti appetibili, pare anticipare un ritorno a più miti consigli del costo del denaro e della vita. Non è il caso di fare l'oroscopo di quel che succederà nei prossimi mesi, anche perché le possibilità di azzeccarci sono le stesse che ha una fattucchiera quando legge una mano. Il punto che ci sono ancora tante e tali incognite davanti che, specie dopo una simile sgroppata del Toro nei listini, una certa prudenza s'impone. C'è, per esempio, una guerra nel cuore dell'Europa ancora tutta da risolvere. E continua, in qualche modo collegato alla mobilitazione dell'Occidente contro la Russia, lo scontro tra le due vere grandi potenze economiche del pianeta, Stati Uniti e Cina. Tutte variabili che non consentono di definire con sufficiente chiarezza, in un senso o nell'altro, il trend del prossimo futuro.

Trading

Per questo, come ipotizza anche l'Analisi qui a fianco, chi avesse avuto l'accortezza di investire in azioni mesi fa e adesso si trovasse in portafoglio potenziali plusvalenze del 20-30 per cento (ad alcuni titoli è successo di mettere a segno anche rialzi del 50 per cento, in determinati intervalli di tempo), oggi potrebbe valutare seriamente la possibilità di vendere e portare a casa i guadagni. Ci sono le ritenute da pagare sulle plusvalenze, pari al 26 per cento, questo è vero; ma ciascuno può fare il bilancio dei propri profitti e perdite in portafogli e valutare la scelta migliore. Detto questo, resta il fatto che si dovrebbe decidere poi cosa fare della liquidità incassata: tenuto conto dei livelli dell'inflazione, lasciarla in conto porterebbe a una perdita certa, vista l'erosione del potere d'acquisto. Una strategia potrebbe essere quella di aspettare momenti... peggiori: cioè, vendo un titolo azionario perché sto guadagnando, poniamo, il 40 per cento, e siccome ritengo che sia destinato a scendere, lo riacquisto a una soglia di prezzo più bassa, per esempio una volta fosse sceso di un 5 per cento. Trattasi di gestione attiva del portafogli, che in momenti come questi può portare soddisfazioni ma implica un controllo frequente delle posizioni. Ci vuole un po' di impegno, ma può valerne la pena.

Marino Smiderle

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