<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Lo sfregio
alla civiltà

di CLAUDIO RONCO

Qualche giorno fa un individuo ha pensato bene di sfregiare una delle preziose opere d’arte della città nel tempio di San Lorenzo, con scritte deliranti. Lo sfregio in realtà va oltre l’offesa al bene culturale e si estende ad un vilipendio della nostra cultura, civiltà e religione.

Sembra non vi sia ormai rispetto per nulla. Potremmo arrivare a dire, qualora non considerassimo il valore morale di un crocefisso affrescato da alcuni secoli, che comunque è stato leso un patrimonio comune di immenso valore. E il patrimonio si sa, è quella cosa a cui tutti siamo sensibili perché riguarda le nostre tasche.

Centinaia di messaggi di indignazione e di rammarico sul web e sui social network. Numerosi suggerimenti su punizioni più o meno ortodosse da infliggere agli ignoti colpevoli, qualora fossero individuati. L’aspetto interessante tuttavia, è che la giustizia in questi casi è lenta, inadeguata a tenere il passo con il mondo reale e talora ridondante di una benevolenza complice o quantomeno ignava. Le pene, se mai ve ne sono, sono più che mai leggere in paragone al danno arrecato. Sì perché il danno maggiore è quello di lasciare la società civile con una sensazione di impotenza, mentre chi delinque gode di una sorta di impunità. Non sarebbe un problema prendere i delinquenti, ci dice spesso chi lavora nelle forze dell’ordine. Il problema è che ritroviamo le stesse persone libere e quasi impudenti nella loro mancanza di pena certa.

Questo paese dà troppo spesso l’idea che chi segue le regole sia perseguito con multe e taglieggiamenti erariali sui dettagli, mentre chi le regole le trasgredisce, lo può fare senza timor di pena. Dall’estero si percepisce l’Italia come un paese privo di regole certe e di volontà di implementare quelle poche che sono chiare e semplici. La tolleranza zero introdotta da Giuliani a New York ha portato mamme e carrozzine alle dieci di sera in Central Park dove una volta non si poteva nemmeno entrare per la dilagante delinquenza.

È strano pensare oggi di poter passeggiare di sera a Central Park e di non poterlo fare in tranquillità nel Campo Marzo di Vicenza. Ma si sa, qui siamo per la tolleranza infinita, anche se a scapito della tranquillità della gente per bene. Prendiamo un restauratore e facciamogli cancellare le scritte sull’affresco. In attesa che un nuovo analfabeta voglia mettere la sua firma su un altro dei nostri tesori, sapendo che comunque non gli accadrà nulla.

Suggerimenti