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Rimpatri, Italia penultima: via solo il 12% degli irregolari

I rimpatri dai Paesi Ue: Italia penultima sia in valore assoluto che percentuale
I rimpatri dai Paesi Ue: Italia penultima sia in valore assoluto che percentuale
I rimpatri dai Paesi Ue: Italia penultima sia in valore assoluto che percentuale
I rimpatri dai Paesi Ue: Italia penultima sia in valore assoluto che percentuale

L’Italia non ha mai brillato in capacità effettiva di rimpatriare i migranti che, dopo l’esame della loro richiesta di asilo, non hanno titolo a rimanere nel Paese. Non lo ha fatto in passato né lo sta facendo ora con il governo Meloni, che sui rimpatri aveva fondato non soltanto impegnative promesse elettorali ma anche costruito la ratio della sua politica sull’immigrazione. Una politica che ha ristretto le maglie per il riconoscimento del diritto d’asilo e che, di conseguenza, per non creare un esercito di irregolari sparsi per l’Italia o per l’Europa, dovrebbe potenziare molto la capacità di rimpatrio. I numeri dicono però che tra parole e realtà c’è un ancora un mare.

Rimpatri, l'Italia annaspa: effettivi il 12%

Gli ultimi dati ufficiali sono quelli di Eurostat, che raccoglie e raffronta le statistiche dei ministeri degli Stati membri, e sono aggiornati ai primi sei mesi del 2023. In questo periodo l’Italia ha pronunciato 13.200 ordini di rimpatrio, ma è riuscita ad effettuarne realmente solo 1.620. Vale a dire che sugli aerei per tornare nelle rispettive nazioni di provenienza, è salito solo il 12 per cento di coloro ai quali è stato intimato. Sia in termini assoluti che in termini percentuali, l’Italia si posiziona al penultimo posto tra i Paesi dell’Unione Europea che si affacciano sul Mediterraneo. In termini assoluti, a completare meno rimpatri effettivi dell’Italia è stata solo Malta, 420, ma quel numero rappresenta il 98% della mole di ordini di rimpatrio emessi nel periodo (425), quindi in realtà Malta è iper efficiente. In termini percentuali, sotto il 12% dell’Italia c’è solo la Francia (8%), anche questo è frutto di un grandissimo numero di ordini di rimpatrio decretati da Pargini rispetto a tutti gli altri Paesi europei: oltre 72 mila. Di questi, i rimpatri effettivi sono stati oltre 5.700.

Italia penultima nel Mediterraneo

Altri Paesi europei dell’area mediterranea hanno percentuali di rimpatrio migliori dell’Italia: la Spagna è al 36%, con quasi 3 mila rimpatri su 8.300 ordini; Cipro al 41% con quasi 3.500 rimpatri su 8.500 ordini; la Grecia al 21%, con quasi gli stessi ordini dell’Italia, 13.400, ma più rimpatri effettivi, 2.870. Come si vede dal grafico pubblicato in questa pagina, il totale degli ordini di rimpatrio pronunciati dagli Stati dell’Unione europea nel primo semestre del 2023 è stato di 217.070, in crescita del 16% rispetto allo stesso periodo del 2022. I rimpatri effettivi dall’Ue sono stati 53.060, vale a dire una media del 24,5% del totale, cioè doppia rispetto alla capacità di rimpatrio dell’Italia. Guardando solo all’Italia, e confrontando i dati del primo semestre di quest’anno con quelli del primo semestre del 2022 (governo Draghi) non si vede un cambio di passo: nel 2022 i rimpatri erano stati 1.345 a fronte di 13.120 ordini, vale a dire il 10%; ora, come detto, quella quota si è spostata al 12%.

Perché non si riesce a rimpatriare?

Le ragioni che stanno alla base dell’incapacità di riportare nei Paesi d’origine i migranti che non hanno diritto all’asilo sono organizzative, burocratiche ed economiche. Rimpatriare significa far tornare nel Paese di provenienza, e per farlo deve essere accertata senza omrba di dubbio la nazionalità della persona; la persona da rimpatriare deve poi essere reperibile e deve esserci un rapporto di leale collaborazione tra Stati; il tutto, poi, ha costi ingenti. Problemi che tutti gli Stati europei si trovano ad affrontare, con diverse capacità di risolverli, come dicono quei numeri. Il vero nodo è il rovescio della medaglia: se vengono rimpatriati 12 migranti su 100 significa che 88 irregolari rimangono in Italia o, come spesso accade, si sono già spostati pur senza averne titolo in altri Stati europei. E più volte è stato detto che l’irregolarità è un fattore che può portare all’emarginazione e alla devianza.

Marco Scorzato
marco.scorzato@ilgiornaledivicenza.it

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