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La tragedia Covid e una lezione: «Più risorse alla sanità pubblica»

di Marco Scorzato
Il Parlamento europeo ha approvato la relazione finale della commissione "Covi" sulla pandemia: dalla ricostruzione dei fatti luci e ombre sulla risposta Ue e linee guida per le crisi del futuro
In Europa sono 17 milioni i pazienti con conseguenze acute post Covid
In Europa sono 17 milioni i pazienti con conseguenze acute post Covid
In Europa sono 17 milioni i pazienti con conseguenze acute post Covid
In Europa sono 17 milioni i pazienti con conseguenze acute post Covid

Una tragedia mondiale, una palestra di resilienza, una lezione per il futuro. La pandemia di Covid-19 ha lasciato una scia di morte e sofferenza, strascichi sanitari con «17 milioni» di europei con «conseguenze post-acute da Covid», ma anche un tesoro di innovazione e conoscenza che farà da bussola nelle crisi sanitarie del futuro. Ne è convinta la commissione “Covi”, l’organismo che in seno al Parlamento europeo ha analizzato l’impatto sanitario e sociale della pandemia, valutato l’efficacia delle misure europee e nazionali e formulato raccomandazioni per colmare le lacune. Strasburgo ha approvato a maggioranza (385 sì, 193 no e 63 astenuti) la relazione finale della commissione, di cui ha fatto parte la vicentina Alessandra Moretti (Pd), anche relatrice del report per il gruppo S&D. 

I fronti di guardia messi a fuoco sono almeno tre: la prevenzione, la sorveglianza e il monitoraggio epidemiologico e il potenziamento della sanità territoriale.

La commissione riconosce come l’Europa fosse «impreparata» a una pandemia e sottolinea una «iniziale mancanza di solidarietà» tra gli Stati membri. Tuttavia, nel corso della crisi, c’è stata una svolta, sono state serrate le file ed è maturata una risposta comune, sia sui vaccini che sul green pass. «La pandemia - scrive la commissione nella relazione finale - è stata superata anche grazie all’innovazione e alla scienza, che hanno reso possibile la disponibilità di vaccini, e all’enorme intelligenza collettiva». E aggiunge: «L’Europa sarà in grado di superare le future minacce sanitarie solo se gli Stati membri rimarranno uniti nella solidarietà e responsabilità». Per questo invita «a proseguire il percorso verso l'istituzione di un'Unione europea della salute».

Ma c’è anche una sferzata. La commissione infatti «deplora che la maggior parte degli Stati membri abbia ridotto la spesa per la sanità pubblica nel corso degli ultimi decenni» e sottolinea che «tali riduzioni finanziarie sono state determinanti per l’incapacità delle autorità sanitarie pubbliche di individuare la Covid-19 nelle sue fasi iniziali». Non solo: la commissione riconosce che la crisi sanitaria ne ha portata anche una socio-economica, con riverberi sui diritti fondamentali, ma precisa: «Dal momento che si trattava di una crisi inedita e potenzialmente letale, i governi si sono trovati a dover agire rapidamente con una preparazione molto limitata».

Da tutta questa esperienza, osserva Moretti, deriva «la necessità di adeguati investimenti per una sanità pubblica di qualità che garantisca un accesso equo alle cure. Il nostro gruppo ha lavorato per inserire anche la richiesta di istituire una infrastruttura pubblica di ricerca scientifica europea, per sopperire ai vuoti del mercato. Il lavoro della commissione non ha un impatto cogente, ma si candida ad essere la base per una serie di direttive nella prossima legislatura».

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