<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Imballaggi, primo sì europeo al riuso: trema la filiera italiana del riciclo

Il riuso rischia di spiazzare la filiera italiana fondata sul riciclo
Il riuso rischia di spiazzare la filiera italiana fondata sul riciclo
Il riuso rischia di spiazzare la filiera italiana fondata sul riciclo
Il riuso rischia di spiazzare la filiera italiana fondata sul riciclo

Se fosse la roulette del casinò, è come se l’Italia avesse puntato sul rosso e la pallina fosse caduta sul nero. L’Italia è un Paese che ha fondato molta parte delle proprie politiche industriali e ambientali sul versante virtuoso del riciclo degli imballaggi, vetro in primis, ma anche plastica. C’è tutta un’economia che si è costruita attorno a questo obiettivo. Altri Paesi hanno privilegiato invece un’altra via, quella del riuso: altrettanto virtuosa, ma con una filiera molto diversa. Ecco, ora chi ha puntato sul rosso del riciclo si trova ad avere davanti la prospettiva di una norma europea - incanalata ma non ancora definita nel testo finale - volta a premiare il nero del riuso.

La filiera italiana del riciclo è a rischio

Fuor di metafora, è quanto sta accadendo a livello europeo sulla proposta di regolamento sul packaging. La proposta nata dalla Commissione, con l’obiettivo di ridurre la produzione di rifiuti per una sostenibilità ambientale ed economica, è giunta al Parlamento europeo. C’era molta attesa sul modo in cui l’Eurocamera avrebbe affrontato il testo di Bruxelles, c’era attesa soprattutto in un Paese come l’Italia dove praticamente tutti - da Confindustria a Coldiretti, da Confagricoltura alla Cia - tifano per una decisa correzione della proposta iniziale della Commissione. Secondo il Conai, il Consorzio nazionale imballaggi, sono oltre 7.200 le aziende italiane interessate, per un totale di quasi 110 mila lavoratori coinvolti.

Il primo round al Parlamento europeo

Il primo verdetto parlamentare, giunto nei giorni scorsi in seno alla commissione ambiente, non cambia la sostanza del regolamento e lascia l’amaro in bocca al pianeta-Italia. Il testo è passato a maggioranza, con 56 voti favorevoli, 23 contrari e 5 astenuti. Ora dovrà passare all’esame della plenaria del Parlamento europeo in calendario tra il 20 e il 23 novembre, e poi si aprirà la partita dei triloghi, ovvero il negoziato con il Consiglio Ue, cioè con i governi nazionali, e la Commissione, dal cui compromesso uscirà il testo definitivo. La norma non è dunque ancora confezionata, ma il piano per ora rimane inclinato in una direzione abbastanza marcata. In sintesi, il testo approvato dalla commissione ambiente vuole vietare la vendita di sacchetti di plastica molto leggeri (inferiori a 15 micron), quindi stop ai sacchetti di plastica per insalata se non pesa più di un chilo, ad esempio. Stop anche alle stoviglie monouso nella ristorazione. I deputati vogliono fissare obiettivi di riduzione dei rifiuti per gli imballaggi in plastica: 10% entro il 2030, 15% entro il 2035 e 20% entro il 2040. La parte in plastica degli imballaggi dovrebbe contenere percentuali minime di contenuto riciclato a seconda del tipo di imballaggio, con obiettivi specifici fissati per il 2030 e il 2040; gli imballaggi riutilizzabili dovrebbero inoltre garantire un numero minimo di riutilizzi; i distributori finali di bevande e cibi da asporto devono offrire ai consumatori la possibilità di portare il proprio contenitore. Non solo: i Paesi dell’Unione europea dovranno garantire la raccolta differenziata del 90% dei materiali da imballaggio (plastica, legno, metalli ferrosi, alluminio, vetro, carta e cartone) entro il 2029. Nell’Ue dovranno essere considerati tutti riciclabili. Nel testo c’è anche una parte che riguarda i Pfas e un’eccezione importante e interessante per l’economia italiana e veneta: il vino, a differenza del testo originario, è la sola bevanda alcolica esclusa dalle quote obbligatorie di imballaggi riutilizzabili.

Le divisioni tra partiti (e nei partiti)

Questi sono alcuni dei punti salienti del regolamento così come lo ha approvato la commissione ambiente del Parlamento europeo. Un voto a maggioranza che ha diviso non solo i gruppi parlamentari ma anche prodotto dei distinguo all’interno di alcuni di questi. In commissione ambiente, gli emendamenti proposti da Ppe (di cui fa parte Forza Italia) ed Ecr (i conservatori di cui fa parte Fratelli d’Italia) volti a cancellare gli obiettivi di riuso e annullare i divieti degli imballaggi monouso sono stati bocciati per pochi voti. È uno dei motivi che fanno protestare Sergio Berlato, eurodeputato vicentino di FdI: «Riciclare non basta più - ha sintetizzato sui social - l’Ue vuole il riuso: un altro radicale cambio di rotta che Pd e Movimento 5 stelle hanno appoggiato a Bruxelles senza rendersi conto che questo si tradurrà in più spese per le imprese e minori posti di lavoro. Noi abbiamo votato contro e continueremo a farlo». Il Pd manifesta una posizione di scetticismo, anche se in commissione ambiente ha votato per lo più a favore: «Il regolamento sugli imballaggi votato in commissione ambiente non rappresenta il testo definitivo che sarà votato nella plenaria di novembre. In quell’occasione ribadiremo la nostra posizione per un approccio che prenda in considerazione gli investimenti e i risultati del nostro paese nel riciclo, approccio che non è presente nel testo approvato oggi in commissione», affermano in una nota gli eurodeputati dem Alessandra Moretti e Achille Variati, componenti della commissione Ambiente. La prima ha votato a favore, il secondo si è astenuto. E proprio Variati ha voluto precisare la sua posizione sull’argomento: «L’obiettivo principale del regolamento - dice l’ex sindaco di Vicenza - è ridurre i rifiuti da imballaggi, che sono troppi anche nel nostro Paese. Però il risultato del voto in commissione non mi soddisfa perché non tiene conto in modo adeguato degli investimenti e dei risultati che nel nostro Paese si sono ottenuti grazie al riciclo. Occorrerà quindi lavorare per migliorarlo ulteriormente».

L’industria italiana e vicentina chiedono una svolta

«Siamo il secondo Paese al mondo per il riciclo dei rifiuti industriali, pochi lo sanno. Sono miliardi di investimento cancellati con un tratto di penna, ma la cosa che mi preoccupa sono le migliaia di posti di lavoro a rischio», ha detto il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, dopo il voto in commissione ambiente. Nei giorni scorsi anche Tayla Tagliaferro, presidente della sezione grafici, cartai e cartotecnici di Confindustria Vicenza, aveva messo in guardia rispetto alla spada di Damocle che pende sulle aziende, anche vicentine, rappresentata da un regolamento europeo così impostato. «Le nostre aziende e l’Italia in generale - ha ricordato Tagliaferro - hanno scelto il riciclo come modello di riferimento e puntato fortemente sulla raccolta differenziata, arrivando quest’anno al 75%. Anche alcuni obiettivi del Pnrr incentivavano il riciclo. Se si decidesse di spingere nella direzione del riutilizzo saremmo molto danneggiati». C’è ancora tempo per una virata.

Marco Scorzato
marco.scorzato@ilgiornaledivicenza.it

Suggerimenti