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Imballaggi, il Parlamento europeo dice sì. L'Italia "respira" per le modifiche salva-riciclo

Il regolamento sugli imballaggi ha il primo sì europeo
Il regolamento sugli imballaggi ha il primo sì europeo
Il regolamento sugli imballaggi ha il primo sì europeo
Il regolamento sugli imballaggi ha il primo sì europeo

Se fosse una partita di calcio, sarebbe un pareggio strappato in rimonta, un punto che ne vale tre, dopo aver chiuso il primo tempo in svantaggio 0-4. Così, vista dall’Italia. Perché il voto del Parlamento europeo sul regolamento imballaggi, alla vigilia, aveva tenuto con il fiato sospeso tutta la filiera italiana del riciclo, tanto insidioso era il testo iniziale della norma, quello varato dalla Commissione europea e non modificato abbastanza nella commissione ambiente dell’Europarlamento a causa del contrasto di opinioni e interessi rappresentati. Nel grande derby tra (tifosi del) riciclo e (tifosi del) riuso, il primo fronte è riuscito a strappare nella seduta plenaria correzioni importanti che hanno riportato in maggiore equilibrio un piano che, fino all’ingresso a Strasburgo, pendeva nettamente dalla parte del secondo. Ed è per questo che l’Italia, intesa come sistema-Paese che tanto ha investito nel riciclo nel corso degli anni, era preoccupata e ha spinto perché gli eurodeputati correggessero la rotta, in attesa che il Consiglio, cioè i governi, mettano la loro parola sulla questione per giungere all’approvazione finale. Ed è per lo stesso motivo che, alla fine del percorso parlamentare, l’esito del voto (o quanto meno degli emendamenti proposti) è stato salutato come una vittoria da quasi tutte le forze politiche italiane, cosa che succede molto di rado.

La battaglia: una montagna di emendamenti

Quando si parla di imballaggi si parla sostanzialmente di tutto quello che consumiamo, perché tutto o quasi viaggia e arriva nelle nostre case o nelle nostre aziende in piccole o medie o grandi confezioni. Tutte quelle confezioni costano, soprattutto in termini ambientali. È l’obiettivo della sostenibilità e della riduzione delle 80 milioni di tonnellate di rifiuti da imballaggio (dato Ue, 2021), cioè 190 chili a testa, ad aver indotto l’Unione europea a proporre il nuovo regolamento. “Basta sprechi” è l’imperativo; come arrivarci è la partita politica. Il regolamento, quando sarà approvato in via definitiva, andrà ad abrogare l’attuale direttiva imballaggi in vigore dal 1994. In commissione Ambiente dell’Europarlamento erano stati presentati 2.473 emendamenti ed erano stati adottati pareri anche dalle commissioni Industria, Agricoltura e per il Mercato interno. Erano quindi stati negoziati 25 emendamenti di compromesso per sintetizzare la mole di istanze giunte. Con queste premesse, il testo è giunto all’aula della plenaria in una situazione bollente: molti spigoli non erano ancora stati smussati e lo testimonia la mole di emendamenti - 184 - atterrati in plenaria, un numero esorbitante rispetto alla media dei dossier normativi.

Lotta all’iperproduzione di rifiuti

Pur depurato di una serie di misure rigide (per alcuni avanguardiste, per altri oltranziste), il Parlamento europeo ha adottato un testo senza precedenti per ridurre drasticamente l’uso e l’impatto degli imballaggi, delineando una roadmap ambiziosa per il futuro, stabilendo obiettivi di riduzione aggressivi e vietando pratiche dannose. Entro il 2030, il Parlamento mira a una riduzione dei rifiuti da imballaggi del 5%, puntando al 10% entro il 2035 e al 15% entro il 2040. Una dichiarazione chiara sulla necessità di affrontare il problema crescente degli imballaggi. L’Eurocamera ha messo nel mirino in particolare gli imballaggi in plastica, con obiettivi specifici, puntando a riduzioni del 10%, 15% e 20% rispettivamente entro il 2030, 2035 e 2040. Una mossa audace per ridurre la dipendenza da questo materiale che è molto utile ma anche fonte di inquinamento. La norma vuole vietare la vendita di sacchetti di plastica leggeri, quelli inferiori a 15 micron, bandendoli dalla vendita, a meno che non siano strettamente necessari per motivi igienici o come imballaggio primario per alimenti sfusi. Diremo quindi addio, tra le altre cose, alle confezioni monouso di sapone o ai sovraimballaggi classici dei tubetti di dentifricio.

Dai saponi alle verdure: cosa cambia

Il regolamento punta a vietare le confezioni ritenute non necessarie e rendere tutte le altre riciclabili entro il 2030, con la garanzia di una raccolta differenziata di almeno il 90 per cento entro il 2029. Confermata dunque la non commercializzazione, a partire dal 2030, di alcuni prodotti monouso, come i kit di cortesia degli alberghi e le pellicole di plastica per proteggere i bagagli nei voli aerei, ma con una deroga per gli imballaggi usa e getta nel settore alimentare. In sostanza, al fast-food non si dovrà quindi bere da bicchieri utilizzati da altri e lavati decine o centinaia di volte; al supermercato, frutta e verdura, a prescindere dal peso, conserveranno le caratteristiche di sicurezza, freschezza e salubrità che oggi sul mercato sono in grado di garantire solo le confezioni monouso riciclabili. Alcune eccezioni sono state inserite temporaneamente, tra cui gli imballaggi alimentari in legno e cera.

Le modifiche “salva-Italia”

Erano due, in particolare, gli articoli che la filiera italiana del riciclo criticava e i cui effetti sono stati mitigati dal voto del Parlamento, grazie al fronte comune costituito dagli eurodeputati italiani: le restrizioni su alcuni imballaggi e gli obiettivi di riuso. La deroga approvata dall’Europarlamento riguarda quei Paesi membri che riciclano almeno l’85 per cento degli imballaggi che saranno esentati dall’obbligo di riutilizzo per gli imballaggi alimentari. E se il tasso di raccolta differenziata del materiale di imballaggio è inferiore all’85 per cento, lo Stato membro presenta un piano di attuazione che illustra una strategia con azioni concrete. Perché il riutilizzo non è l’opzione che necessariamente produce i migliori risultati ambientali complessivi, basti pensare al notevole consumo di acqua che comporta la necessità di lavare confezioni riutilizzabili.

Stop Pfas negli imballaggi alimentari

Per prevenire effetti negativi sulla salute, i deputati chiedono di vietare l’uso dei Pfas e del bisfenolo A negli imballaggi a contatto con gli alimenti. Non solo. Nel testo adottato, i deputati chiariscono i requisiti per il riutilizzo o la ricarica degli imballaggi. I distributori finali di bevande e cibi da asporto nel settore della ristorazione (inclusi hotel, ristoranti e bar) dovrebbero offrire ai consumatori la possibilità di portare e utilizzare il proprio contenitore.

Pragmatismo e sostenibilità coesistono

Il Parlamento europeo alla fine ha approvato il regolamento sugli imballaggi con una larga maggioranza: 426 voti favorevoli, 125 contrari e 74 astenuti. Il testo finale è stato approvato dai gruppi ai quali fanno riferimento gli italiani Partito democratico, Movimento 5 stelle, Forza Italia; solo gli emendamenti “salva-Italia” invece hanno radunato insieme, oltre a queste forze politiche, anche Fratelli d’Italia e Lega. Le deroghe e correzioni apportate hanno tolto una patina di ideologismo a un testo di regolamento che rimane comunque proteso a forti obiettivi di sostenibilità ambientale, ma ammette che le vie e i percorsi per arrivarci possano essere anche diversi tra loro, salvaguardando le buone pratiche dei singoli Paesi, come la grande capacità di riciclo cui è giunta la filiera italiana. Questa è la posizione del Parlamento europeo. Ora la palla passa ai governi nazionali, in seno al Consiglio. Alla fine, il regolamento sarà il frutto della mediazione tra le posizioni finali dei due co-legislatori europei e della Commissione che è il motore della proposta.

Le reazioni dei politici vicentini e veneti

Come detto, c'è stato un fronte comune sugli emendamenti per salvare la filiera italiana del riciclo, ma una divisione sul voto finale. Pd, M5s, Forza Italia uniti su tutto, compreso il sì al testo finale del regolamento imballaggi. FdI e Lega parte del gruppo-Italia solo per sostenere gli emendamenti richiesti dal sistema-Paese. Alla fine, l’approvazione di quegli emendamenti, ha fatto esultare tutti.

Il Pd e la clausola dell’85%

«Sul regolamento europeo sugli imballaggi - afferma una nota della delegazione degli eurodeputati del Partito democratico, di cui fanno parte anche i vicentini Alessandra Moretti e Achille Variati - abbiamo sostenuto una linea volta a coniugare obiettivi ambiziosi con il necessario pragmatismo, su un tema di straordinaria rilevanza per la tutela dell’ambiente e per un necessario cambio di paradigma che sappia promuovere il riuso e al contempo valorizzare i modelli di eccellenza del riciclo, di fondamentale importanza per l'economia del nostro Paese, mantenendo chiaro l'obiettivo di riduzione complessiva dei rifiuti con target chiari e vincolanti. Per questa ragione saranno necessari maggiori sforzi da parte delle nostre filiere produttive sul fronte del riciclo per raggiungere l’obiettivo da noi richiesto di un innalzamento al 85% della quota di raccolta differenziata in peso dei materiali di imballaggio, come unica via possibile per poter essere esentati dalle disposizioni sul riuso». E aggiungono: «Quanto ai divieti, abbiamo sostenuto i divieti sugli imballaggi multipli di plastica monouso, come gli imballaggi di plastica usati nel commercio al dettaglio per raggruppare prodotti venduti in lattine, vasi, vaschette. Allo stesso tempo, sul tema della frutta e della verdura, abbiamo voluto sottolineare la necessità di garantire la sicurezza alimentare e la prevenzione degli sprechi». «Siamo riusciti a garantire il giusto rigore per il contenimento progressivo di rifiuti da imballaggi premiando il riciclo su cui l’Italia ha investito e ottenuto eccellenti risultati su diversi materiali - aggiunge Variati - Si è evitato che un cambio drastico verso il riuso potesse mettere a rischio la filiera del riciclo così utile per l’ambiente. Sono sicuro che l’Itala saprà fare ancora di più per ottenere un risultato ancora più ambizioso come chiede questo nuovo regolamento. Gli imballaggi nel settore agroalimentare terranno conto della necessità di essere biodegradabili e riciclabili e nel contempo conservare gli alimenti nella massima igiene e con il minor spreco alimentare».

Lega e FdI e il «golpe green»

«Grazie ai voti favorevoli della Lega, il regolamento è stato largamente migliorato rispetto alla prima versione a guida ecologista entrata inizialmente nell'aula del Parlamento a Strasburgo - dice Gianantonio Da Re, eurodeputato veneto della Lega - Eravamo dinanzi a una nuova isteria ecologista dell'Europa, che da tempo insegue principi ambientalisti che mal si addicono alla realtà in cui viviamo. La Lega ha contribuito con il proprio voto favorevole ai tanti emendamenti che hanno migliorato il testo presentato dal PE, ha dato i frutti sperati. Ora le ripercussioni sul nostro sistema produttivo saranno meno pesanti. In particolare è stato scongiurato il pericolo di danneggiare il sistema produttivo italiano, una realtà che aveva già trovato le metodologie per ridurre al minimo gli imballaggi e per re-impiegare gli scarti attraverso un sistema circolare Abbiamo evitato di vedere vanificare gli sforzi fatti e le innovazioni introdotte, come aveva giustamente fatto notare Confindustria». Anche Sergio Berlato, eurodeputato vicentino di FdI, con un post sui social esulta per il fatto che sia stato «sventato il golpe green», con l’approvazione degli emendamenti. 

 

Marco Scorzato
marco.scorzato@ilgiornaledivicenza.it

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