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Euro 7 ed emissioni, gli Stati frenano: scadenze rinviate e le destre esultano

Si mantiene l’obiettivo, ma si dilatano le scadenze. È un testo annacquato rispetto alla proposta originaria della Commissione, è un compromesso tra Stati in perfetto stile europeo. L’accordo tra i 27 Paesi membri in seno al Consiglio Competitività sui veicoli Euro 7 fa cantare vittoria alle forze conservatrici e del centrodestra degli Stati continentali, Italia compresa, che ritengono di aver vinto un braccio di ferro con chi sosteneva istanze più fortemente ambientaliste. Il testo adottato - fondato sulla proposta della presidenza di turno, in capo alla Spagna - sarà la base negoziale del Consiglio dell’Unione in vista dei negoziati con il Parlamento europeo. In estrema sintesi, le restrizioni che erano prefigurate dalla Commissione per quanto riguarda le emissioni dei veicoli sono rinviate rispetto alle scadenze previste.

La partenza dell'Euro 7

«Il nuovo Regolamento, che per la prima volta riguarda le autovetture, i furgoni e i veicoli pesanti in un unico atto giuridico, mira a stabilire norme più adeguate per le emissioni dei veicoli e a ridurre ulteriormente le emissioni inquinanti del trasporto stradale», recita una nota del Consiglio, che ora attende la posizione del Parlamento europeo per dare inizio ai triloghi, ovvero al confronto anche con i rappresentanti della Commissione da cui scaturirà il testo finale. Il politichese non fa trapelare connotazioni di parte, tuttavia le modifiche rispetto alle premesse sono sostanziali. Ma da dove si partiva? La proposta sui nuovi standard Euro 7 è stata avanzata dalla Commissione europea a novembre 2022 con l’obiettivo di rendere i test sulle emissioni dei veicoli più coerenti con le condizioni di guida reali e fissare limiti alle emissioni di particolato prodotte dall’usura di freni e pneumatici; sullo sfondo, il macro obiettivo è quello di ridurre entro il 2035 le emissioni di ossido di azoto di auto e mezzi commerciali leggeri del 35% rispetto all'Euro6. Gli standard di emissione Euro 7 introducono limiti più ambiziosi per gli inquinanti atmosferici, ma non riguardano le emissioni di CO2, regolate dal regolamento sull’addio ai nuovi motori a combustione dal 2035.

La frenata degli Stati membri Ue

La spinta della Commissione ha incontrato però una parziale opposizione nella posizione di alcuni Stati, otto in particolare: tra questi l’Italia, oltre a Bulgaria, Francia, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia e Ungheria. Tutti questi governi si sono schierati per rimandare i lavori legislativi e per annacquarne gli obiettivi. Per uscire dallo stallo, la presidenza spagnola ha formulato una proposta che è andata a toccare proprio le scadenze: ha quindi ritardato i tempi per l’entrata in vigore delle disposizioni, portando le scadenze di attuazione del luglio 2025 per le auto e del luglio 2027 per i camion in avanti rispettivamente di 30 mesi e di 48 mesi dopo l’entrata in vigore del Regolamento. Il Consiglio: «Trovato un equilibrio» «La posizione del Consiglio - spiega la nota finale - trova un equilibrio tra requisiti rigorosi per le emissioni dei veicoli e investimenti aggiuntivi per l’industria, in un momento in cui i produttori automobilistici europei stanno attraversando una trasformazione verso la produzione di automobili a emissioni zero. L'approccio generale mantiene i limiti di emissione e le condizioni di prova esistenti per i veicoli leggeri. Nel caso dei veicoli pesanti, i limiti di emissione sono più bassi e le condizioni di prova sono leggermente adattate. Euro 7 contiene anche una disposizione speciale sugli autobus urbani per garantire la coerenza con l’obiettivo di emissioni zero 2030 recentemente proposto per questi veicoli». «lll Euro 7 - spiega ancora il Consiglio - stabilisce limiti per le emissioni non di scarico come le particelle provenienti da freni e pneumatici. Copre inoltre i requisiti minimi di prestazione per la durata della batteria nelle auto elettriche e impone requisiti più severi per la durata del veicolo». Ma il nocciolo, come detto, non sta negli obiettivi quanto nei tempi: come detto, scadenze rinviate.

La destra applaude

Il compromesso è salutato come una vittoria dal governo italiano. «Per la prima volta - ha dichiarato Adolfo Urso, ministro del Made in Italy - è emersa una larga maggioranza di Paesi che ha raddrizzato una strada che sembrava portare a una voragine per l’industria, le imprese e i lavoratori europei». La partita però non è ancora finita. La definizione della posizione del Consiglio è solo una tappa, pur importante, nell’iter di approvazione. Il Parlamento europeo dovrà esprimersi e la sintesi dovrà essere trovata nel trilogo, a cui parteciperà anche la Commissione.

Marco Scorzato
marco.scorzato@ilgiornaledivicenza.it

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