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Pos e scontrino, due lezioni europee

di Marco Scorzato
marco.scorzato@ilgiornaledivicenza.it
Londra, Covent Garden
Londra, Covent Garden
Londra, Covent Garden
Londra, Covent Garden

A Covent Garden, cuore vociante di Londra dove transita il mondo intero, c’è una piccola crêperia consigliatissima. Dietro al bancone due ragazze mediorientali: se non sono le titolari recitano bene la parte. Sul muro dietro alla cassa campeggia la scritta “cashless”. Tradotto: non si accettano contanti. Solo carte. Ma anche al Celtic Park, mitico stadio di Glasgow, non prendi una birra se non hai un bancomat. Niente contanti nemmeno lì ed è ormai normalità come in molti esercizi. E a nessuno viene in mente di protestare.

Mentre in Italia un pezzetto di campagna elettorale - l’ultima, appena un anno fa - si giocava sull’insurrezione contro l’obbligo di accettare il bancomat voluto dal governo Draghi, l’Europa - dentro e fuori dall’Ue - avanza. Lo fa anche la Francia, in una direzione diversa e comunque evolutiva: lì, dal primo agosto, non è più obbligatorio emettere lo scontrino alla cassa. Addio “carta volante”, dicono oltralpe, con un dichiarato intento ecosostenibile. Ma il cliente, se vorrà, potrà sempre richiederlo.

Ricapitolando: è quindi possibile pagare solo con carta da una parte; e fare a meno dello scontrino dall’altra. È buffa questa cosa, e a qualcuno sembrerà anche contraddittoria, perché tra Pos e scontrini - in Italia - si combatte da sempre la “guerra dei mondi” attorno a un convitato di pietra: l’evasione fiscale. Chi è contro i Pos è in odore di non pagare le tasse; chi batte lo scontrino è invece il commerciante modello. Ecco i cugini europei ci dimostrano che quelli sono stereotipi alquanto caricaturali.

Di certo, sui metodi di pagamento e sulla tracciabilità degli incassi in Italia ci sono una certa arretratezza culturale, una dose di “furbizia” e un bel po’ di irrisolto. L’Italia è uno dei fanalini di coda in Europa per pagamenti elettronici: nel 2020 era terzultima, davanti solo a Romania e Bulgaria. Ma da alcuni mesi qualcosa si muove. I pagamenti “cashless”, secondo l’osservatorio del Politecnico di Milano, hanno raggiunto i 390 miliardi nel 2022, in aumento del 18% sul 2021 e del 44% sul pre covid. Evoluzioni legate alla tecnologia - il contactless - ma anche agli obblighi, agli incentivi e al tax credit sulle commissioni negli anni della pandemia. Commissioni sulle transazioni digitali che, peraltro, secondo uno studio di “The European House–Ambrosetti” in Italia hanno un costo medio inferiore alla media europea (0,7% contro 1,2%), così come sono inferiori a quelli di Francia e Germania il costo di acquisto medio (28 euro) e il canone mensile medio del Pos (8,9 euro).

E lo scontrino fiscale? Chissà se la mossa francese stuzzica qualcuno della politica nostrana. Ma già così ha un suo valore “pedagogico” poiché, che quel pezzo di carta volante sia uno strumento reale di lotta all’evasione in Francia nessuno lo pensa; là il dibattito sull’addio all’obbligo di scontrino ruota attorno ad altro, alla trasparenza o alla garanzia dei prodotti, mentre la questione fiscale è ritenuta risolta a monte, con la contabilità digitalizzata e i controlli collegati. Perché i mezzi (tecnologici) per contrastare l’evasione esistono e in Francia, a quanto pare, l’opinione pubblica ritiene che siano persino utilizzati. Qui invece si balla ancora tra i “talebani dello scontrino” e i “negazionisti del Pos”. Mavia, (forse) supereremo anche questa fase. Con i nostri tempi.

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