<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Migranti, la stretta spacca-Ue. Ma sarà un film già visto: il peso sull'Italia resta

Stretta sull'accoglienza, ma resta il peso sui Paesi di primo approdo
Stretta sull'accoglienza, ma resta il peso sui Paesi di primo approdo
Stretta sull'accoglienza, ma resta il peso sui Paesi di primo approdo
Stretta sull'accoglienza, ma resta il peso sui Paesi di primo approdo

Il dossier migranti rimarrà la clava con cui gli Stati colpiranno l’Unione europea, addossandole anche le responsabilità degli Stati stessi. Un meccanismo già noto, ma d’ora in poi questo avverrà “grazie” al voto dell’Euro- pa, del suo Parlamento. Se vi sembra un caos logico, non è colpa vostra. Spiegazione. Strasburgo ha dato l’ok al “Patto migrazione e asilo”. Un sì risicato, che ha spaccato la politica. Il Patto era uno degli impegni politici di questa legislatura ed è stato portato al traguardo: non era cosa scontata. Ma ci è arrivato al fotofinish, col fiatone, smontato e rimontato durante il suo iter. Al punto che alcuni dei partiti che lo sostenevano all’inizio lo hanno bocciato alla fine, e viceversa.

Vince il legislatore europeo, non l'Europa

Una legislatura è come una partita di calcio: più ci si avvicina al fischio finale, più le squadre antepongono la tattica al gioco; se serve, si butta la palla in tribuna. Così vale per le leggi: il risultato che conta, a fine mandato, non è (solo) votare il miglior provvedimento possibile, ma quello che frutta in chiave elettorale o in vista della partita di “ritorno”, la prossima legislatura. Sui migranti le ragioni di merito e quelle del riposizionamento elettorale dei partiti si sono incrociate: ne è uscito un compromesso, che non poteva che riscrivere il Patto, tra logiche parlamentari e difesa degli interessi di bottega dei governi nazionali. La “maggioranza Ursula” sui migranti ha perso pezzi. Il motivo principale è stata la svolta del Partito popolare europeo (quello appunto di Von der Leyen, dove siede Forza Italia) che a un certo punto ha impresso una sterzata securitaria al dossier, dando priorità alla difesa delle frontiere esterne rispetto agli obiettivi di accoglienza diffusa e solidale. Vengono introdotti l’identificazione completa con impronte e rilievi biometrici, dai bimbi di 6 anni in su; una stretta sul diritto d’asilo per chi viene dai “Paesi sicuri”; e ricollocamenti parzialmente obbligatori nei casi di crisi migratoria.

La spaccatura tra partiti e nella società

Una svolta con cui il Ppe ha teso la mano ai Conservatori (Fratelli d’Italia), causando però la rottura con parte dei Socialisti e democratici (il gruppo del Pd). Alla fine, a favore del Patto hanno votato FdI e FI. Contrari il Pd e Italia Viva (a parte alcuni specifici regolamenti) e i 5 Stelle. Contro il Patto, ma per motivi diversi dai progressisti, anche la Lega e il sovranista Orbàn, che lo ha definito «un altro chiodo sulla bara dell’Ue». Tra gli addetti ai lavori analoghe spaccature: la Cei, che raduna i vescovi cattolici, boccia il Patto definendolo «il fallimento della solidarietà europea», così come molte Ong. Ma l’Unhcr, il braccio dell’Onu che si occupa di rifugiati, lo ritiene «un grande passo verso un sistema di asilo più efficace e sicuro».

Italia: un film già visto

Se l’efficacia del sistema attende la prova dei fatti, una cosa è certa fin d’ora: l’obiettivo inizialmente dichiarato - quello di sgravare i Paesi di primo approdo come l’Italia, su cui ricade il peso della gestione dei richiedenti asilo in base al regolamento di Dublino, e di irrobustire un meccanismo di risposta veramente europea e solidale alla questione migratoria - non può dirsi centrato. Dublino non è stato superato, solo smussato. E questo sarà il motivo per cui rivedremo il solito film: di accuse tra Stati e Ue. Con più sicurezza delle frontiere, dicono i sostenitori del Patto. Con più violazioni dei diritti umani, ribattono alcuni dei detrattori.

Marco Scorzato
marco.scorzato@ilgiornaledivicenza.it

Suggerimenti