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Lega, Musk e Mosca. Quel "filo russo" che lega i sovranisti a mister X

Elon Musk, proprietario della piattaforma social "X"
Elon Musk, proprietario della piattaforma social "X"
Elon Musk, proprietario della piattaforma social "X"
Elon Musk, proprietario della piattaforma social "X"

Ogni anno a fine settembre i gruppi parlamentari europei formulano le loro candidature per il premio Sacharov per la libertà di pensiero. Il nome del premio rende omaggio al fisico e dissidente politico Andrei Sacharov, vincitore del Nobel per la pace nel 1975. Il riconoscimento, che si concretizza in un assegno da 50 mila euro, ha soprattutto un alto significato morale e politico. Il primo, nel 1988, andò a Nelson Mandela e ad Anatolij Marčenko. L’ultimo, nel 2022, è stato assegnato al «coraggioso popolo ucraino», aggredito con le bombe dalla Russia di Putin.

Le candidature al premio Sacharov

Quest’anno a contendersi il premio saranno figure molto diverse tra loro. Il maggior consenso si è sedimentato attorno alla candidatura di “Mahsa Amini e le donne iraniane”, nominate dal Partito popolare europeo, il gruppo in cui siede Forza Italia. Mahsa Amini è la giovane di 22 anni che a settembre 2022 stava visitando Teheran quando fu arrestata e picchiata dalla “polizia morale” per aver indossato nel modo “sbagliato” il velo hijab. La sua morte, avvenuta pochi giorni dopo, ha scatenato massicce proteste in Iran. La candidatura è appoggiata anche dai Socialisti & democratici, di cui fa parte il Pd, e da Renew Europe, il gruppo liberale cui fanno riferimento Italia Viva di Renzi e Azione di Calenda. I Conservatori, gruppo di Fratelli d’Italia, candidano invece “il popolo pro-europeo della Georgia e l’ex Difensore civico della Georgia, Nino Lomjaria”, per gli sforzi in difesa dei diritti e la salvaguardia della democrazia dalle ingerenze russe. La Sinistra candida le donne che lottano per un aborto libero, sicuro e legale - Justyna Wydrzyńska, Morena Herrera e Colleen McNicholas - mentre i Verdi hanno nominato Vanessa Nakate, giovane ugandese impegnata nella lotta contro il cambiamento climatico e per i diritti umani.

La Lega, Musk e Mosca

A prendersi i titoli è stato però il gruppo Identità e democrazia di cui fa parte la Lega, con l'alleata Marine Le Pen: il loro candidato è nientemeno che Elon Musk. Sì, il multimiliardario di Tesla e Space X che, nelle vesti di patron del social network “X”, ha denunciato le pratiche della precedente gestione (si chiamava Twitter), ritenute dannose per la libertà di espressione degli utenti. Sennonché, puntuale come solo il destino sa essere, il 26 settembre è stato reso noto il primo report legato al Dsa, il Digital services act, il regolamento Ue che chiede alle grandi piattaforme digitali maggiori responsabilità sui contenuti che ospitano, per combattere discorso d’odio e disinformazione. Il report sul monitoraggio condotto da TrustLab - ente terzo - per conto dei firmatari del Codice di Condotta Ue ha dichiarato “X” come il social con la maggiore disinformazione. Cartellino giallo a Musk per non avere adottato, in particolare, misure efficaci per contrastare la disinformazione russa antieuropea. Lega, Musk, Mosca. Causale o meno che sia, il risultato è che rispunta un “filo russo” che già in passato aveva unito i partiti sovranisti alla Russia. Se è una coincidenza è simbolica, perché ribadisce tra le altre cose la distanza - a destra - tra il partito di Salvini e quello di Meloni, che invece - anche sul premio Sacharov e sulla concezione di libertà di pensiero - sta ben attenta a non fornire assist a Putin.

Marco Scorzato
marco.scorzato@ilgiornaledivicenza.it

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