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I saluti romani, i silenzi di Meloni e la "ritirata" del Pd: quanti assist a Putin

I saluti romani alla commemorazione di Acca Larentia
I saluti romani alla commemorazione di Acca Larentia
I saluti romani alla commemorazione di Acca Larentia
I saluti romani alla commemorazione di Acca Larentia

Le immagini dei saluti romani di Acca Larentia sono finite in Russia. E non è una buona notizia per l’Italia e per l’Europa. Olga Skabeyeva, volto notissimo della tv di regime russa, le ha usate nel suo programma in prima serata per “provare” ciò che la propaganda di Mosca sostiene da anni: «Proprio davanti ai nostri occhi, l’Europa sta tornando alle sue radici e origini», che sarebbero nientemeno che il nazifascismo.

La disinformazione russa e il silenzio di Meloni

Ovviamente alla propaganda di Putin non interessa raccontare bene tutta la storia, ma soltanto prendere quel pezzetto che fa comodo per sostenere la propria versione ideologica anti-europea. Non interessa spiegare che quelle braccia tese sono l’espressione di un manipolo di estremisti e che gli identificati appartengano (anche) a Casapound, un movimento dell’ultradestra extraparlamentare peraltro filo-russo. Non interessa che siano state condannate da diversi esponenti del governo italiano di centrodestra, dai ministri Tajani e Piantedosi al presidente del Senato Ignazio La Russa. Interessa invece istituire un collegamento diretto tra l’Europa pro-Ucraina e una presunta deriva nazifascista, la stessa accusa mossa a Zelensky. Ecco perché qualche parola meno balbettante di condanna dei saluti romani da parte di tutta la destra di governo, silenzio della premier Meloni in primis, non sarebbe sgradita all’immagine internazionale dell’Italia.

Il Pd balbetta e non vota sulle armi all'Ucraina

E nemmeno alla causa ucraina, che dovrebbe starci a cuore se teniamo alla libertà del e nel continente. Così come non sarebbe sgradita, passando al centrosinistra, una linea meno tentennante da parte del Partito democratico di Elly Schlein sulla guerra della Russia all’Ucraina. Nell’ora del voto alla Camera sulla risoluzione sugli aiuti militari a Kiev, il Pd si è astenuto (con alcune importanti defezioni), inseguendo il Movimento 5 stelle sul terreno di un populismo finto-pacifista. Nella propria risoluzione, i democratici sono riusciti ad arrampicarsi sugli specchi lessicali al punto tale da bandire la parola «armi», sostituendola con «tutte le forme di assistenza necessarie» anche per «l’autodifesa personale e collettiva»: una barzelletta, ma non c’è nulla da ridere.

Gli Stati Uniti: "Finiti i soldi"

E a ridere meno di tutti sono gli ucraini, che da due anni stanno pagando col sangue l’adesione al modello europeo di libertà e diritti e democrazia innescata da Euromaidan, il movimento nato 10 anni fa e che, di fatto, ha scatenato la reazione illegale di Putin, prima con l’annessione della Crimea e poi con la guerra tuttora in corso. Gli ucraini non ridono nemmeno adesso che da Washington arriva per loro un’altra doccia gelata: gli Stati Uniti hanno fatto sapere che “i soldi sono finiti” per il sostegno militare a Kiev. Parole che appaiono come l’inizio di una nuova fase geopolitica il cui esito è drammaticamente incerto: lo è per l’Ucraina, ma anche per l’Unione europea - sempre che i suoi 27 Stati membri se ne rendano davvero conto - che non può permettersi l’incombere di una minaccia russa su altri fronti orientali.

L'ultra-destra tedesca contro i migranti

Intanto il caso-Acca Larentia arriverà la prossima settimana all’attenzione del Parlamento europeo. Perché a nord delle Alpi c’è una certa sensibilità al tema dell’estremismo. Che, peraltro, non è un’esclusiva italiana. Basti pensare a quanto emerso da un’inchiesta giornalistica in Germania che ha svelato un piano del movimento neonazista per l’espulsione di massa di milioni di immigrati. Un piano che il movimento avrebbe discusso il 25 novembre, in un incontro segreto, nientemeno che con l’Afd, Alternative für Deutschland, il partito dell’ultradestra che viaggia al 24% nei sondaggi (e alleato in Europa con Salvini e Le Pen). A Mosca non aspettavano altro.

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Marco Scorzato
marco.scorzato@ilgiornaledivicenza.it

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