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Centralisti contro autonomisti: il rebus politico in Spagna e il cortocircuito italiano

Spagna, manifestazioni contro l'accordo Socialisti-Indipendentisi catalani
Spagna, manifestazioni contro l'accordo Socialisti-Indipendentisi catalani
Spagna, manifestazioni contro l'accordo Socialisti-Indipendentisi catalani
Spagna, manifestazioni contro l'accordo Socialisti-Indipendentisi catalani

Se pensate che la politica, in generale, sia semplicemente una lotta tra rossi e neri non proseguite questa lettura. Se pensate che la politica, in Spagna, sia (anche) uno strisciante tiro alla fune tra Madrid e Barcellona già siete più vicini a comprendere cosa sta accadendo in queste ore. Se mescolate le ragioni del centralismo e quelle dell’indipendentismo con le ragioni della destra e della sinistra e scuotete per bene, ne esce un cocktail indefinibile ma che rappresenta la complessità della realtà. E interpella anche la politica italiana, i suoi schemi artificiosi e le sue alleanze precarie.

Spagna ad alta tensione

Per i cugini spagnoli sono giorni ad alta tensione. Partendo dalla fine: l’altro ieri, a Madrid, due sconosciuti hanno sparato al volto di Alejo Vidal-Quadras, ex presidente del Partito popolare della Catalogna e fondatore di Vox, il partito di destra radicale. Le sue condizioni sono gravi. È sangue che macchia una fase politica vibrante. Dopo le elezioni estive in cui nessun partito ha avuto i numeri per governare da solo, la Spagna è ora vicina a darsi un governo. Dopo tentativi falliti di formarne uno con baricentro a destra, la quadra si profila a sinistra. Come? Con un patto tra il Partito socialista (Psoe) e gli indipendentisti catalani di Junts per un nuovo governo guidato dal socialista Pedro Sanchez. La prospettiva ha scatenato le ire della destra di Vox, che ha dato vita a proteste di piazza, alcune condite da scontri con la Guardia Civil. Perché destra, in Spagna, vuol dire centralismo (senza dover per forza scomodare il franchismo) e la questione catalana è un nervo scoperto.

La questione catalana spacca la Spagna

Lo è in realtà per tutta la politica spagnola, da quando, nel 2017, fu organizzato in Catalogna un referendum per l’indipendenza, consultazione mai riconosciuta da Madrid ma che ha lacerato il Paese. I suoi promotori furono incriminati per attentato alla Costituzione e l’allora presidente della Generalitat de Catalunya, Carles Puigdemont (oggi eurodeputato), fuggì in esilio in Belgio. Ora è proprio il suo partito a promettere al Psoe i 7 voti necessari per creare una maggioranza di governo e lo fa sulla base di un accordo che prevede l’amnistia per lui e per i leader “secessionisti”. Ipotesi che ha scatenato le piazze. La vicenda è così rilevante che si è mossa anche la Commissione europea: il commissario alla Giustizia Didier Reynders ha scritto alla Spagna chiedendo chiarimenti sulla possibile legge di amnistia, tra «gravi preoccupazioni» dopo le «lettere» ricevute da tantissimi spagnoli.

Centralisti e autonomisti: il cortocircuito della politica italiana

Uno scenario che, visto dall’Italia, scombussola alcune (false) certezze sul posizionamento dei partiti in una vicenda così seria. Ad oggi, da parte dei leader dei partiti italiani prevale il silenzio. E non perché non siano avvezzi a sbirciare alle “cose spagnole”, anzi, vi si sono appoggiati spesso per puntellare la propria propaganda. Lo ha fatto il M5s quando indicava a modello il movimento Podèmos; e il Pd quando, soprattutto in tema di diritti civili, ha elogiato l’ultimo governo Sanchez; lo ha fatto Giorgia Meloni («Yo soy cristiana) che, ogni volta che lo ha ritenuto utile, è salita sul palco con i nazionalisti di Vox; e lo ha fatto la Lega che, non tanto con il sovranista Salvini ma con i colonnelli legati ai temi dell’autonomia, ha sostenuto invece la battaglia catalana per l’autodeterminazione, non ultimo il vicentino Roberto Ciambetti. Ecco che, soprattutto tra le destre italiane, tra ragioni del nazionalismo e ragioni dell’autonomia, il caso-Spagna rischia di scatenare un cortocircuito. Anche per questo, nonostante la rilevanza, 

Marco Scorzato
marco.scorzato@ilgiornaledivicenza.it

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