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Archeologia

Uomini e animali sepolti insieme. Il mistero della necropoli preromana scoperta a Verona

Pubblicato lo studio sui resti trovati sotto il Seminario maggiore, a Veronetta
Resti trovati nella necropoli sotto il Seminario maggiore
Resti trovati nella necropoli sotto il Seminario maggiore
Alcuni dei ritrovamenti al Seminario (foto dallo studio su Plos One)

Alcuni rannicchiati, alcuni capovolti. Soprattutto inumati e non incinerati, come era pratica dell’epoca. Questo ha consentito di studiare i frammenti ossei e quindi il Dna, aprendo un vaso di pandora di affascinanti quesiti sui defunti sepolti nella necropoli preromana rinvenuta nel cortile del Seminario Vescovile di Verona, a Veronetta, una quindicina di anni fa.

Oggi lo studio è stato pubblicato sulla rivista specializzata Plos One rivelando alcuni aspetti curiosi: riti di sepoltura e particolarità come quella di seppellire il defunto con animali non solo d’affezione, ovvero cani e cavalli interi, ma anche con porzioni di maiali, polli o mucche. Si tratta di 161 sepolture risalenti al III-I secolo a.C. Sedici di queste, oltre allo scheletro umano, contenevano resti di animali.

Una prassi non nuova, ma singolare in questo caso per alcune tombe: un’anziana donna sepolta con un cavallo forse a testimoniare un certo lignaggio, visto che in genere la sepoltura con questo animale era prassi per i guerrieri. E poi un bimbo con un cane, un anziano col cagnolino, un giovane con parti di cavallo. Altre tombe contengono resti di animali in genere utilizzati come alimenti. Un’offerta ai morti? Lo studio sui resti umani e animali è legato al progetto Celtudalps, cofinanziato tre anni fa dal Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica e dalla Provincia autonoma di Bolzano, e coordinato da Marco Milella dell’Università di Berna e Albert Zink dell’Istituto per lo studio delle mummie di Eurac Research. È stato condotto da Zita Laffranchi, dell’Università di Berna, Stefania Zingale di Eurac, e Umberto Tecchiati, dell’Università di Milano.

I risultati sui resti umani sono stati illustrati nel 2023 e l’anno prossimo saranno presentati a Los Angeles anche quelli sui resti animali. La presenza delle ossa nella necropoli ha consentito di effettuare diversi studi partendo dal Dna. Sono stati vagliati aspetti demografici e di genetica, relativi alla dieta o alle malattie, e anche zoologici. «Questa necropoli era molto grande», spiegano dall’equipe che partecipò ai lavori di scavo, «e lo studio sul Dna testimonia la varietà e la mescolanza di popoli e l’incrocio di genti, peculiarità di Verona. Ci sono anche defunti d’oltralpe. Sono le persone che i romani trovarono al loro arrivo. Ci sono iscrizioni con un alfabeto celtico che non si trova nella altre necropoli della provincia. Insomma sono molti gli aspetti originali». 

Maria Vittoria Adami

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