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Piante in fuga dal caldo delle Alpi, studio dell'Università Padova

Allarme su specie rare e autoctone, sono in diminuzione

Le piante stanno "fuggendo" dal caldo delle Alpi: è quanto emerge dalla ricerca pubblicata sulla rivista internazionale ’Proceedings of the National Academy of Sciences’, firmato dal professor Lorenzo Marini e dalla dottoressa Costanza Geppert del Dipartimento di Agronomia, Animali, Alimenti, Risorse naturali e Ambiente dell’Università di Padova insieme ad Alessio Bertolli e Filippo Prosser, botanici della Fondazione Museo Civico di Rovereto.

Obiettivo dell’osservazione era la valutazione delle variazioni della distribuzione geografica delle piante alpine in base ai cambiamenti a lungo termine delle temperature. Lo studio ha monitorato non solo la presenza, ma anche la tipologia (autoctona comune, autoctona rara e aliena) della flora situata sulle Alpi Nord-orientali italiane: in questi tre decenni vi è stato uno spostamento verso quote più alte delle popolazioni di piante. Eppure la distribuzione delle specie autoctone rare non si è espansa verso l’alto in concomitanza con i cambiamenti climatici, ma si è, anzi, contratta.

Infine le piante aliene, invece, si sono diffuse rapidamente a quote più alte spostandosi con la stessa velocità del riscaldamento climatico pur mantenendo la loro presenza anche a valle.

Alcune popolazioni di piante, per effetto del cambiamento climatico, sono sottoposte a temperature troppo alte per la loro sopravvivenza. Per questa ragione alcune specie "migrano" a quote più alte, dove si trovano condizioni termiche più fredde.

Tuttavia non è solo l’innalzamento della temperatura a sconvolgere la flora alpina, anche l’attività dell’uomo ha un importante impatto poichè a valle si concentrano le attività antropiche e vi è maggiore è una pressione sull’ambiente.

«In ecologia è raro poter esaminare dati con una buona risoluzione spaziale e temporale. In questo studio abbiamo potuto analizzare i cambiamenti di distribuzione di più di un milione di record di 1.479 specie alpine in un periodo di trent’anni - spiega Costanza Geppert, prima autrice dello studio -. I valori sono stati registrati con dei rilievi floristici in campo dal team di botanici della Fondazione Museo Civico di Rovereto che ha mappato per più di trent’anni le specie presenti nella provincia di Trento. Dalla nostra analisi sono emersi risultati allarmanti: le piante rare sono in diminuzione».

La rapida perdita delle aree di distribuzione specifica delle piante rare «si è verificata in zone in cui le attività umane e le pressioni ambientali sono elevate. Questo ci suggerisce che bisognerebbe proteggere anche alcune aree a valle e non solo le zone d’alta quota più remote - sottolinea Lorenzo Marini, coordinatore dello studio -. Quello che abbiamo fatto è stato misurare l’abilità a competere, anche con l’uomo, delle specie vegetali».

Le piante aliene in condizioni di disturbo - per fertilizzazione, rimozione della vegetazione residente per la costruzione di una casa, una strada o un parcheggio - sono molto veloci a crescere e sfruttare le risorse presenti, sottraendole
alle altre specie autoctone.

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