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L'EMERGENZA

Sanità veneta: 480 medici pronti a entrare in corsia

Al posto dei “gettonisti”. Oltre 200 candidati per il pronto soccorso e pure dermatologi e oculisti per tagliare le liste d’attesa
Un reparto di un ospedale del Veneto. Sono in arrivo quasi 500 medici specialisti
Un reparto di un ospedale del Veneto. Sono in arrivo quasi 500 medici specialisti
Un reparto di un ospedale del Veneto. Sono in arrivo quasi 500 medici specialisti
Un reparto di un ospedale del Veneto. Sono in arrivo quasi 500 medici specialisti

I medici si iniziano a trovare. Un primo e timido segnale, certo. Ma stavolta i numeri, a sorpresa, sono positivi. Vuol dire ossigeno per i reparti degli ospedali veneti. Per il Pronto soccorso si sono candidati in 212. E poi per Ginecologia in 56, per Pediatria in 61 con altri 98 anestesisti e rianimatori: sommati sono 215. Ci sono anche 31 oculisti e 23 dermatologi disponibili a smaltire le liste d’attesa. In tutto 481 medici che hanno risposto negli ultimi tre mesi ai bandi pubblicati da Azienda Zero su indicazione dell’assessore regionale alla sanità, Manuela Lanzarin. Lei ha un obiettivo: ridurre il ricorso ai medici “gettonisti”.

Stop alle cooperative

Vale a dire stop alle cooperative a cui, per mancanza di personale, le Ulss hanno appaltato i turni, ma con i noti problemi scoppiati in più di qualche ospedale del Veneto. Attenzione, però. Questi 481 medici lavoreranno sempre in regime di libera professione, come con le cooperative. La differenza sta nel fatto che a indicare chi mandare in corsia non è la coop, ma l’Ulss. Sì, perché i dottori sono selezionati da Azienda Zero (valutazione dei requisiti e colloqui con commissione ad hoc) e inseriti in elenchi poi dati alle Ulss.

Ogni singola Azienda contatta il medico e con questo firma un accordo (uguale in tutta la Regione). Ogni nome disponibile è considerato una sorta di manna dal cielo. È presto per capire quanti siano i dottori già in corsia, ma da un primo riscontro ufficioso le Aziende hanno proceduto subito a «contattare a tappeto» i candidati in lista. Di più. Risulterebbero Ulss che hanno esaurito la disponibilità di nomi velocemente per il Pronto soccorso senza però completare la pianta organica e hanno bussato ad Aziende limitrofe per averne altri (il candidato indica per quali sedi è disponibile).

Ma come mai adesso ci sono i medici e un anno fa i concorsi erano deserti?

Data per assodata l’insufficienza di dottori, la risposta sta nella tipologia di contratto. Il bando per assunzione tramite concorso ha due colli di bottiglia: requisiti e stipendi.
I requisiti sono molto stringenti. Invece al bando per la libera professione possono candidarsi, oltre ovviamente agli specialisti abili, i medici in quiescenza e gli specializzandi degli ultimi due anni anche delle discipline che la normativa dichiara affini a quella specifica del bando (per il Pronto soccorso anche gli specializzandi dal primo anno e chi ha una specializzazione diversa perché seguiranno i codici meno gravi).

I soldi

Come denuncia Giovanni Leoni, presidente Federazione Cimo Fesmed Veneto, non tutti vogliono essere assunti. «Anche perché un libero professionista guadagna di più di un primario. Una situazione che esiste solo in Italia - sbotta -. A livello nazionale coi rinnovi dei contratti si sta cercando di tornare a dare il giusto valore retributivo al lavoro dei medici ospedalieri, ma i colleghi all’estero prendono anche 2-3 volte di più. Qualcosa si muove. La Regione Veneto, prima in Italia, ha applicato una misura prevista nel recente accordo nazionale che riguarda l’indennità per i medici del Pronto soccorso pari a 8mila euro lordi all’anno».

Le prossime mosse

Conferma Lanzarin: «È solo l’inizio. Stiamo cercando a livello nazionale e regionale ulteriori risorse e strumenti. I contratti di lavoro autonomo non sono e non devono essere l’unico strumento per recuperare i “gettonisti”. Serve rendere più attrattivo il lavoro del medico e favorire la partecipazione dai concorsi e le assunzioni».

Cristina Giacomuzzo

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