Scattato lo start definitivo per il Registro nazionale degli impianti protesici. È stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il regolamento che lo istituisce e obbliga, a partire da oggi, Regioni e provincie a creare registri ad hoc che andranno ad alimentare con i propri dati, quello nazionale. Di recente i Nas hanno sequestrato oltre cento strutture in cui si faceva chirurgia estetica fuori legge e si parla spesso di esiti da incubo per il seno.
Gli impianti mammari, infatti, non durano in eterno e l'Italia è la prima nazione ad aver adottato un registro con questo carattere di obbligatorietà. Benedetto Longo, professore associato di chirurgia plastica al Policlinico Tor Vergata di Roma, ha sottolineato in un'intervista il valore di questo strumento proprio perché «una protesi non è per sempre e va raccomandato il monitoraggio costante degli impianti». Ecco infatti che nel caso in cui un lotto dia problemi sarà facile richiamare le donne impiantate e intervenire: «Ci permette di garantire che le pazienti e i loro impianti siano monitorati nel tempo», ha ribadito il chirurgo.
Un obbligo che, naturalmente, investe i chirurghi che impiantano o rimuovono protesi e le aziende distributrici: dovranno fornire dati puntuali su ogni protesi commercializzata e impiantata sia per fini estetici che ricostruttivi. E per chi non ottempera a quanto richiesto nelle modalità e nei tempi definiti dal Regolamento, scatteranno sanzioni.
Così, dopo la fase pilota, il regolamento prende ora pienamente forma. Fino ad ora era stato alimentato con modalità volontaria dai chirurghi italiani. «I risultati delle analisi effettuate sui dati raccolti dal registro - spiega il Ministero - forniranno importanti informazioni per il mondo scientifico di settore e consentiranno di potenziare la ricerca in termini di efficacia ed efficienza delle protesi mammarie. Il Ministero della Salute può oggi contare su un valido strumento con cui implementare le attività di vigilanza e sorveglianza sulle protesi mammarie»