Fare il bagno dopo mangiato fa male? È una domanda che ci siamo fatti tutti almeno una volta, soprattutto nel pieno della stagione estiva. Ma qual è la risposta? Esistono prove del fatto che il bagno dopo mangiato sia pericoloso? A quanto pare, la risposta è no.
Si può fare il bagno dopo aver mangiato?
La International Life Saving Federation, l'organizzazione mondiale per la sicurezza in acqua, ha smentito tale convinzione e ha dimostrato che ci sono pochissime correlazioni tra i pasti prima del bagno e il rischio di annegamento.
Quanto tempo ci vuole per digerire un panino al prosciutto? Quanto deve passare per un piatto di pasta? E per un'insalata? Ci è stato sempre raccomandato di aspettare tre ore prima di fare il bagno dopo aver mangiato, spesso a prescindere da ciò che si è consumato a pranzo. Questa attesa, però, sembra davvero eccessiva rispetto al tempo realmente richiesto dalla digestione.
A parree degli esperti il mito secondo cui bisogna aspettare due ore dopo aver mangiato prima di fare il bagno è infondato. Non ci sono prove scientifiche che dimostrino che il bagno dopo i pasti sia pericoloso o che possa causare crampi o affogamenti. Il corpo è capace di gestire contemporaneamente la digestione e il bagno senza alcun problema. Tuttavia, come con qualsiasi attività fisica, è sempre buona pratica seguire il buon senso e fare attenzione durante il bagno. Se ci si sente particolarmente appesantiti dopo il pasto, è possibile attendere un po’ di tempo prima di fare il bagno o nuotare con cautela, dato che un’attività fisica intensa potrebbe mettere il corpo in difficoltà. Sempre importante, poi, è evitare gli sbalzi termici eccessivi, controllando la temperatura dell’acqua se si ha mangiato da poco ed eventualmente abituando il corpo poco alla volta.
L'età è il vero pericolo
La paura che attanaglia i genitori è che fare il bagno dopo mangiato comporti il rischio di annegamento per congestione, appunto, o malore. Secondo il rapporto globale sull'annegamento stilato dall'OMS, l'età è uno dei principali fattori di rischio per l'annegamento. Questa relazione è spesso associata a una mancanza di supervisione. A livello globale, i tassi di annegamento più elevati si registrano tra i bambini di 1-4 anni, seguiti dai bambini di 5-9 anni. Basti pensare che solo negli Stati Uniti l'annegamento è la seconda causa di morte per lesioni non intenzionali nei bambini di età compresa tra 1 e 14 anni. In altre parole, il problema non è il bagno dopo mangiato, ma la mancanza di supervisione quando i bambini sono in acqua, che si tratti di una piscina o di una vasca da bagno. Al contrario dell’opinione comune, a rischiare di sentirsi male in acqua non sono quasi mai i bambini, ma gli adulti.
Il problema della idrocuzione
I problemi più severi a livello nervoso e cardiaco sono dovuti a un fenomeno detto idrocuzione, indotto dall’immersione brusca in acque fredde. L'idrocuzione è una sincope improvvisa dovuta alla differenza drastica tra la temperatura corporea e quella dell'acqua. Nello specifico, è una reazione nervosa automatica che riduce la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa, e provoca un arresto della circolazione e dell'ossigenazione cerebrale. La conseguenza è una perdita di coscienza che può essere potenzialmente letale: il rischio di annegamento è molto alto, se non si viene soccorsi tempestivamente.
Come evitare la sincope
Per aggirare questo pericolo, è bene evitare di tuffarsi in acqua di colpo quando si è molto accaldati o sudati. Il consiglio è sempre quello di entrare in acqua gradualmente o bagnarsi prima, come fanno i tuffatori professionisti per acclimatarsi.
È assolutamente necessario, inoltre, evitare il consumo di alcol: secondo una ricerca svolta negli Stati Uniti, il 41% degli annegamenti che avvengono in California è correlato all’alcol.