«È una forma di malattia mentale»; «Chi ne soffre non può fare sport»; «Durante una crisi bisogna mettere qualcosa in bocca a chi ne è vittima». Sono alcuni dei falsi miti sull’ epilessia sfatati in occasione della Giornata Internazionale della malattia che si celebra oggi, 13 febbraio.
«L’epilessia - affermano le organizzazioni promotrici della Giornata, l’International Bureau for Epilepsy e l’International League Against Epilepsy, - è una condizione neurologica che colpisce circa 50 milioni di persone in tutto il mondo»; non è dunque una malattia mentale.
È inoltre falso che l’ epilessia influenzi la capacità di una persona di prendere parte a sport o altre attività ricreative. «Nella maggior parte dei casi, non lo farà», spiegano le due organizzazioni. «Molto dipenderà dal grado di controllo delle crisi e dal tipo di attività sportiva svolta. L’ epilessia di ognuno è diversa, ma fintantochè è sicuro per l’individuo partecipare all’attività e finchè può far sapere ai propri allenatori e compagni di squadra come aiutarlo in caso di convulsioni, allora potrà godersi lo sport scelto».
Un altro mito molto diffuso è quello secondo cui è necessario mettere qualcosa nella bocca di una persona durante un attacco
epilettico. «Questo mito deriva dall’errata convinzione che durante un attacco le persone possano ingoiare la lingua o soffocare. Tuttavia, è fisicamente impossibile ingoiare la lingua e non bisognerebbe mai forzare qualcosa nella bocca di qualcuno che ha un attacco o cercare di trattenere la lingua. Si potrebbero danneggiare i denti, perforare le gengive, ostruire le vie respiratorie e persino rompergli la mascella; oltre a ferirsi», aggiungono.
Non è vero nemmeno che tutte le persone con epilessia dovrebbero evitare luci lampeggianti. «Solo circa il 3-5% delle persone con epilessia è fotosensibile. Di conseguenza, la stragrande maggioranza delle persone con epilessia non ha bisogno di evitare le luci lampeggianti», concludono le due associazioni.