<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Un “naufragio” su Marte
e l’emblema del coraggio

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

VILLAVERLA

Un uomo “spacciato di brutto” a più di 57 milioni di chilometri da una quantità di ossigeno sufficiente a farlo respirare senza bombole e una forza di gravità che gli garantisca di avere i piedi ben saldi a terra senza una tuta spaziale: così si apre il romanzo The Martian di Andy Weir. L’astronauta Mark Watney, il protagonista, si ritrova naufrago su Marte a seguito di una tempesta di sabbia che costringe il resto dell’equipaggio ad abbandonare non solo la missione esplorativa Ares 3, ma anche il compagno creduto morto perché trafitto dall’antenna di una parabola e scaraventato lontano da raffiche di vento. Il romanzo si presenta come il diario di bordo del cosmonauta che racconta in prima persona come è riuscito a salvarsi dall’incidente avvenuto a sol 6 e ad affrontare con incredibile lucidità ed acume tutti i problemi cui va incontro in un pianeta tutt’altro che accogliente per altri 700 giorni. L’uomo che Weir ci fa conoscere non nasconde la paura della morte che incombe su di lui, ma non si lascia abbattere dalle avversità ed utilizza tutte le conoscenze apprese nel campo della botanica e dell’ingegneria meccanica per crearsi l’acqua a partire da idrogeno e ossigeno, coltivare patate per aumentare le riserve di cibo, e tentare di stabilire una comunicazione con la NASA e con i compagni, costruendosi così una possibilità di sopravvivere. La narrazione incalzante della vita marziana è alternata dal racconto di ciò che accade sulla Terra: la NASA, infatti, si ritrova a dover comunicare la morte dell’astronauta ai genitori per poi smentirsi e a scegliere se e come recuperare il sopravvissuto. Tutto il romanzo è caratterizzato da una meticolosa precisione per i dettagli, coniugata ad una estrema fedeltà alla realtà scientifica. Watney rappresenta per me un personaggio autenticamente umano con una mente brillante e un pizzico di pazzia che lo rendono emblema della voglia di vivere, del coraggio, della forza di volontà e dell’amore per la scienza.

Testo inviato dalla biblioteca di Villaverla

Alessia Mattesco

Suggerimenti