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Orwell aiuta a riflettere
sulla vita e sulla politica

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

VICENZA

La fattoria degli animali” di George Orwell, l’ho letto per la prima volta nel 1985, all’età di quindici anni. Il volumetto mi fu regalato da mia zia, con una simpatica dedica (allora si usava) e lo conservo ancora. Questo libro ha costituito un punto fermo per la mia formazione culturale, dato che mi sono appassionato alla vita ed alle opere di Orwell, e personale perché sono sempre stato interessato alla politica, anche da adolescente. L’ho riletto, di recente, quando è stato consigliato a mio figlio, al primo anno delle superiori, e, dopo anni, l’ho ritrovato ancora attuale e fonte di riflessione. La storia è nota: in Inghilterra gli animali di una fattoria, vessati dal fattore, si ribellano e lo cacciano. Gli animali, antropomorfi, prendono il controllo della fattoria e la gestiscono; all’inizio va tutto bene e tra di loro vi è concordia e unità d’intenti, ma ben presto emergono le prime divergenze: alcuni animali, i maiali, impongono sugli altri la loro superiorità ed instaurano un regime dittatoriale. Apparentemente vige una democrazia basata sull’uguaglianza, ma alcuni animali sono “più uguali degli altri” e creano quasi subito privilegi e differenze. La fine è tragica e triste al tempo stesso: i maiali, eliminati i dissidenti, si alleano con gli uomini, mentre gli altri animali della fattoria li guardano di nascosto, increduli. Questo libro, che è diventato un classico, è una favoletta, un’allegoria, in cui, senza giri di parole e, senza mai citarla, George Orwell critica la rivoluzione sovietica, partita con tante speranze e finita in un bagno di sangue (le purghe di Stalin). La Fattoria degli animali è un libro sull’idealismo, sulla disillusione, su come la speranza di un mondo giusto, fondato sull’inviolabile principio di uguaglianza, sembra destinato inevitabilmente al naufragio a causa dell’egoismo di pochi che bramano il potere fine a sé stesso. E’ un libro che invita a riflettere, con amarezza, sulla vita, sulla politica e sui rapporti umani.

Testo inviato dalla biblioteca Bertoliana

Giacomo Rigoni

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