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L’odio porta alla morte
I valori del soldato Paul

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

MONTECCHIO MAGGIORE

L’odio porta la guerra, la guerra porta il sangue e il sangue porta alla morte. Erich Maria Remarque lo ha capito bene e in questo libro ha saputo raccontarli tutti e quattro, attraverso il soldato Paul, giovane volontario dell’esercito tedesco, che vede svanire ogni speranza di nuove avventure e di eroismo, tra le fangose trincee della prima guerra mondiale. La scrittura di Remarque è innovativa e rivoluzionaria, perché smaschera ogni pregiudizio di eroismo, coraggio e amor di patria indotto da generali e capi di stato dell’ epoca e forse, proprio per questo si vedrà costretto a scappare durante la dittatura nazista , perché mette in discussione il fatto che il nemico sia un mostro, una minaccia “diversa” da dover combattere ad ogni costo, anche quello della vita. Questo classico, edito da Mondadori, non è solo piacevole per la trama, ma anche per la scrittura, fluida e realistica, che con periodi brevi rende i fatti narrati realistici e fa immedesimare il lettore. Una nota dolente, è forse la crudezza di alcune sequenze, che sono narrate fin troppo accuratamente, posso immaginare che l’autore, ex soldato , abbia voluto trasmettere tutte le sensazioni provate in guerra, senza censure, per rompere un silenzio indotto dai potenti, a cui i soldati possono solo che obbedire. «Soltanto ora vedo che sei un uomo come me. Allora pensai alle tue bombe a mano, alla tua baionetta, alle tue armi; ora vedo la tua donna, il tuo volto, e quanto ci somigliamo. Perdonami, compagno! Compagno, io non ti volevo uccidere. Perché non ci hanno mai detto che voi siete poveri cani al par di noi, che le vostre mamme sono in angoscia per voi, come per noi le nostre, e che abbiamo lo stesso terrore, e la stessa morte e lo stesso patire… Perdonami, compagno, come potevi tu essere mio nemico? Se gettiamo via queste armi e queste uniformi, potresti essere mio fratello».

Testo inviato dalla biblioteca di Montecchio Maggiore

Marco Meggiolaro

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