VICENZA.
"Ciò che inferno non è", romanzo dello scrittore palermitano Alessandro d'Avenia, non è un semplice libro ma uno spaccato della vita quotidiana di Brancaccio, zona del capoluogo siciliano sotto il controllo della mafia. Federico è un adolescente, che terminato l'anno scolastico, si prepara a trascorrere una vacanza studio in Inghilterra. Pochi giorni prima di partire viene però contattato da Padre Pino Puglisi suo professore al liceo e parroco di Brancaccio che lo invita a collaborare con lui nella gestione dei bambini del malfamato quartiere.Nonostante il parere contrario della famiglia, Federico è attratto dalla realtà di Brancaccio; qualche giorno prima di partire inforca la sua bicicletta e, oltrepassati i binari della ferrovia, una sorta di confine tra la Palermo bene e la Palermo controllata da Cosa Nostra, si ritrova catapultato in un mondo molto diverso da quello a cui era abituato. 3P lo accoglie all'interno della fresca chiesa e gli illustra la complicata situazione del quartiere da anni sotto il controllo diretto di Cosa Nostra. Dopo le prime ore passate a Brancaccio il giovane torna a casa con un labbro spaccato e senza bici, con i genitori che lo chiudono in camera e gli impediscono di uscire sino al giorno della partenza. Federico però riflette sulla giornata trascorsa e si ripromette di tornare e vedere nuovamente i volti luminosi e radiosi di persone che non si piegano nemmeno di fronte alla mafia.Così il ragazzo riesce a farsi apprezzare anche dai bambini e partecipa alla recita organizzata per festeggiare il compleanno di don Pino. 3P viene ucciso di ritorno dalla festa e muore con un sorriso stampato in volto, sorriso grazie al quale ha cambiato la vita di molte persone tra cui quella di Federico.Il giovane capisce che Brancaccio non è l'inferno che tutti, anche gli stessi palermitani, si immaginano, ma è anche desiderio e voglia di riscatto quartiere in cui vivono uomini e donne tenaci e coraggiosi che si battono per ideali di giustizia e legalità.
Testo inviato dalla Biblioteca di Laghetto