<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Dal mistero della mente
ci accomuna l'umanità

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

VICENZA Tre matti convinti di essere Dio vengono messi nella stessa stanza (Milton Rokeach. I tre Cristi. Storia dell'esperimento più folle del mondo). Sembra l'inizio di una barzelletta, invece è esattamente quello che accadde all'Ypsilanti State Hospital nel 1959, quando Clyde Benson, Joseph Cassel e Leon Gabor divennero i protagonisti di un esperimento psicologico senza precedenti. Come ci sentiremmo se due sconosciuti asserissero di essere noi? E se qualcuno provasse a spiegarci che la nostra identità è solo un delirio? Probabilmente daremmo a tutti dei pazzi ma, in caso fossimo schizofrenici di tipo paranoide, avrebbero ragione gli altri. Certo, non dal nostro punto di vista. A questo proposito, la cronaca dell'esperimento del dottor Rokeach gira attorno all'incomprensione, elemento fondamentale nella vita di uno schizofrenico, ma terribilmente comune anche per tutti gli altri. In un racconto in cui Clyde, Joseph e Leon personificano l'esasperazione dell'ansia che provoca in ognuno di noi il non sentirsi accettato o creduto e il desiderio proibito di rifugiarsi in un proprio mondo di cui essere padrone, il lettore segue con divertimento e apprensione le vicende di questi tre uomini assolutamente reali e umani come noi, che si azzuffano, si affezionano e vengono poi divisi dall'identità che li accomunava, isolandosi di nuovo ognuno nel suo mondo delirante. Quello che conta non è la conclusione dell'esperimento (di carattere più che altro esplorativo), ma il percorso che ha unito tre uomini così simili e così diversi, il dottore, i suoi assistenti, gli infermieri e persino lo stesso lettore, che si sente ampiamente coinvolto in questo tentativo di capire più a fondo l'abissale mistero della mente umana. Se c'è qualcosa su cui questa storia fa riflettere, infatti, è che si può percepire un certo che che accomuna tutti, dal dottor Rokeach al più irrecuperabile schizofrenico: l'umanità. Ognuno lo è a modo suo, ma tutti siamo esseri umani. Ogni schizofrenico è normale nel suo mondo, e ogni persona regolare è un matto mancato.Testo inviato dalla biblioteca Bertoliana

Rita Cappelli

Suggerimenti