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ELDER SCROLL

Più che un gioco
sembra una «slot»

Troppo spinto il concetto Pay to Play
Più che un gioco sembra una «slot»
Più che un gioco sembra una «slot»
Più che un gioco sembra una «slot»
Più che un gioco sembra una «slot»

In un mondo di squali famelici come quello dell'industria videoludica, cercare di monetizzare con ogni mezzo a disposizione sembrerebbe essere discretamente accettato dagli utenti, entro però certi limiti. Ancora in accesso anticipato, The Elder Scroll: Blades (Skyrim per cellulare) sembrerebbe di per sé un ottimo gioco, se non fosse appunto per l'estremo sistema Pay to Play tanto che ricorda più una slot machine del bar di quartiere che un Rpg (role play game) del 2019. Il gioco graficamente regge bene, qualche difetto di antialiasing e sistema di luci e ombre, ma per essere installato su cellulare funziona egregiamente. La personalizzazione e gli itemsets sono molto vari, prendendo spunto da quello che fu Skyrim, sono tantissimi i costumi, le armature e le armi, senza contare che lo scopo principale del gioco è collezionare quanti più materiali possibili, tra legno, ferro e pietra, per poter ricostruire le città distrutte dai draghi. Anche il sistema di combattimento è abbastanza fluido, l'ormai classico tap to fight rende bene e alcune mosse, quali le parate con lo scudo oppure i poteri speciali, si incastrano bene nei movimenti dei nemici. Ovviamente l'intelligenza artificiale degli avversari sarà limitata a un processore Android, quindi di sicuro non brilleranno per strategie belliche, ma comunque gli sviluppatori sono stati in grado di rendere una piacevole esperienza di gioco, più sali di livello più la difficoltà aumenta. Nei punti di sviluppo tecnico il gioco spicca per qualità grafiche e di gameplay, peccato però che l'intero gioco vada letteralmente in caduta libera nel momento in cui si affronta il discorso delle ricompense: a tutti i giocatori piace l'idea di finire una missione difficile ed essere ricompensato con un bel forziere pieno di oggetti potenti, oro e quant'altro, un sistema banale ma efficace, e anche qui su The Elder Scroll: Blades più o meno è così. Più o meno, perché nel momento in cui si ottiene il tanto agognato forziere, si dovrà aspettare per un'ora reale prima di poterla aprire e scoprire il suo contenuto, a meno che non si voglia spendere 50 gemme, l'equivalente di 1,09 euro. In tal caso si potrà aprire la chest immediatamente e sbloccare quella successiva, che anche in quel caso richiederà 1h per poter essere aperta senza voler spendere gemme. Un sistema diabolico che ha fatto infuriare migliaia di youtuber e streamer in tutto il mondo anche se, fino ad ora, i download dell'apk per Android e iOS hanno fatto incassare ai Bethesda Studios notevoli incassi, 500mila dollari nelle prime due settimane di alpha test e oltre 1,5 milioni nel mese successivo con una media di 50mila dollari al giorno, ma le critiche alle microtransizioni, ovvero spendere soldi reali per comprare equipaggiamento migliore, hanno fatto il giro del mondo. Ricordando che nella descrizione di download c'è ben specificato che si tratta di un Free to Play, trovarsi poi l'amara sorpresa di un intero mondo a pagamento, che permette di aprire forzieri o accelerare i tempi di costruzione, toglie completamente la voglia di giocare, tranne a quegli utenti che probabilmente non hanno ben capito il senso di free to play. La sensazione più diffusa è quella di avere per le mani un gioco fatto bene ma a cui non ci si può giocare senza dover per forza aspettare le ore prima di potersi potenziare per affrontare le missioni successive, un vero peccato.

Massimo Dagli Orti

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