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Quando la finanza incontra la sostenibilità

I l trend che più di altri sta caratterizzando i mercati finanziari è quello legato agli investimenti ESG (Environmental, Social, Governance). Oggi il patrimonio globale gestito in fondi o mandati istituzionali sostenibili ammonta già a oltre 35 trilioni di dollari, quasi il 25% del patrimonio gestito totale, in crescita di più del 54% rispetto a fine 2016 per effetto dei flussi di nuova raccolta, oltre che del rialzo dei mercati. Se la stragrande maggioranza di questi asset è di natura istituzionale, è il mercato retail a mostrare i tassi di crescita più elevati. L’acronimo ESG si fonda su tre pilastri. Il pilastro ambientale (Environmental) è associato ai temi del riscaldamento globale, all’utilizzo consapevole e sostenibile delle risorse e alla tutela degli ecosistemi terrestri e marini. L’elemento sociale (Social) copre temi quali il rispetto dei diritti umani, l’attenzione alle condizioni di lavoro, la parità di genere e il rifiuto di tutte le forme di discriminazione. L’ultimo pilastro, quello della Governance, fa invece riferimento a criteri di governo delle aziende che favoriscano l’etica retributiva, le politiche di diversità nella composizione del consiglio di amministrazione e del management e contrastino ogni forma di corruzione. Sebbene la sensibilità ai fattori sociali e di governance appaia in netta crescita, è innegabile che il principale driver dell’aumentata attenzione del pubblico agli investimenti sostenibili sia legato al fattore ambientale e, in particolare, alla maggior consapevolezza dei rischi associati al riscaldamento globale. Come è noto, di fronte al ripetersi, sempre più frequente, di eventi climatici anomali e distruttivi, le istituzioni internazionali e i Governi hanno intrapreso iniziative volte a ridurre le emissioni di gas serra e più in generale a tutelare l’ambiente e la biodiversità. L’Unione Europea sta giocando un ruolo centrale in questa partita e ha intrapreso una serie di ambiziose iniziative volte a incentivare e sostenere uno sviluppo economico attento ai temi ambientali: il Piano d’Azione sulla Finanza Sostenibile del 2018 e il Green Deal del 2019. Con il Piano d’Azione sulla Finanza Sostenibile l’Unione Europea ha individuato nella finanza il principale canale del meccanismo di trasmissione degli impulsi delle politiche di sostenibilità, mentre con il Green Deal ha fissato lo sfidante obiettivo di rendere l’UE “climaticamente neutra” entro il 2050, provvedendo nel contempo a stanziare 100 miliardi di euro per promuovere l’uso efficiente delle risorse passando a un’economia pulita e circolare per ripristinare la biodiversità e ridurre l’inquinamento. In questo contesto, il 10 marzo 2021 è entrata in vigore la Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR) che mira a incentivare gli investimenti ESG grazie alla logica del “comply or explain” e allo stesso tempo si pone l’obiettivo di rendere il profilo di sostenibilità dei fondi di investimento più comparabile e di facile comprensione. L’azione combinata della domanda da parte degli investitori finali e della nuova regolamentazione UE rende quindi centrale il ruolo degli asset manager e della finanza più in generale nell’indirizzare le imprese nella direzione della sostenibilità. La catena di trasmissione dei valori ESG dalla finanza all’industria è, infatti, molto potente. I fondi di investimento allocano le loro risorse verso le imprese attente ad ambiente, società e gestite con governance trasparenti. La concentrazione dei flussi sui titoli di emittenti dal buon profilo di sostenibilità garantisce la riduzione del costo del capitale e la minimizzazione dei costi del debito. Non solo: l’influenza dei fondi si fa sentire anche con la pressione sui CdA affinché i processi produttivi, e in generale la condotta aziendale, siano sempre più ispirati alla sostenibilità. Un esempio recente è rappresentato dal caso Exxon Mobil, la più grande società petrolifera USA, caratterizzata da un track record di sostenibilità ambientale non particolarmente attraente. A fine 2020, il fondo attivista Engine No. 1, azionista con solo lo 0,02% del capitale, ha iniziato una campagna volta a nominare, nel board della società, manager con maggiore esperienza nelle tecnologie per la riduzione delle emissioni e nelle energie rinnovabili. In pochi mesi Engine No.1 è riuscito a ottenere il sostegno alla propria campagna di altri importanti investitori istituzionali come CALPERS (il fondo pensione dei dipendenti statali californiani), Vanguard, State Street e Blackrock, e a far eleggere nel Consiglio di Amministrazione di Exxon Mobil tre nuovi membri con una comprovata esperienza nella transizione verso l’energia sostenibile. Questo e altri casi simili dimostrano come gli incentivi prodotti dai mercati finanziari, colpendo direttamente le variabili economiche (costo del capitale, capitalizzazione di Borsa, accesso al credito, ecc…) e i vertici aziendali (effetto reputazione e conservazione del potere), rappresentano il più rapido ed efficace canale di trasmissione degli impulsi delle politiche di sostenibilità. D’altro canto, abbracciando le logiche della sostenibilità, le imprese possono ottenere molti benefici di natura economica. L’attenzione ai temi ambientali minimizza infatti il rischio di controversie legali collegate al tema dell’inquinamento, mentre gli investimenti in nuovi macchinari e tecnologie possono portare a una riduzione dei costi di produzione. L’adozione di un approccio green tende, inoltre, a qualificare l’impresa nei confronti della platea dei consumatori arrivando a rappresentare, in alcuni casi, un fattore critico di successo. Anche l’attenzione agli aspetti di natura sociale può contribuire ad aumentare la produttività dell’impresa: un ambiente di lavoro inclusivo e a bassa conflittualità, attento ai temi della diversity e alla parità di genere, può offrire importanti vantaggi nell’acquisizione e fidelizzazione dei talenti, ponendo nel contempo le basi per la massimizzazione del potenziale di innovazione dell’impresa. Infine, un’impresa con una governance aperta e trasparente risulta meglio posizionata per dialogare con tutti i propri stakeholder e con il mercato, può beneficiare di un processo decisionale robusto e più in generale migliorare la propria resilienza. Il crescente interesse riscosso dagli investimenti ESG, causato dalla maggiore attenzione dell’opinione pubblica ai temi ambientali e supportato dalla spinta normativa, appare quindi in grado di autoalimentarsi grazie agli effetti positivi derivanti dalla riduzione del costo del capitale, al miglioramento della redditività e alla riduzione dei rischi d’impresa, che possono a loro volta tradursi in maggiori profitti per gli azionisti, in nuovi capitali, in nuovi impieghi sostenibili e altri vantaggi. Il circolo virtuoso in essere, che trova nella finanza e nei mercati il principale canale di trasmissione, sembra quindi destinato a proseguire e a prosperare.

Ugo Loeser