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Potenzialità della tecnologia digitale

Robot prodigiosamente intelligenti
Reale o virtuale?

di Enrico Sassoon (direttore responsabile di Harvard Business Review Italia)
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Nuova generazione di robot che interagiscono con gli umani
Nuova generazione di robot che interagiscono con gli umani
Nuova generazione di robot che interagiscono con gli umani
Nuova generazione di robot che interagiscono con gli umani

Quello che colpisce dell’Intelligenza Artificiale, al di là che l’espressione viene normalmente scritta con le due iniziali maiuscole a denotarne l’eccezionalità, è che solo due anni fa non se ne parlava quasi al di fuori di circoli molto specialistici, visti un po’ come bizzarri ed esoterici, mentre adesso se ne parla e se ne scrive un po’ dappertutto. Non è solo perché la tecnologia digitale sta stravolgendo ogni ambito della vita e del lavoro, ma perché in modi ancora un po’ confusi si tende a considerare l’IA come la punta più avanzata della rivoluzione digitale. Il che tutto sommato è anche abbastanza vero. In fondo, a voler semplificare, l’Intelligenza Artificiale è un uso molto sofisticato di grandi masse di dati macinati da macchine alquanto potenti che in parte sono programmate per farlo e in parte stanno ormai imparando a farlo da sole. In questo caso si parla di machine learning ed è una cosa che un po’ ci spaventa per le possibili conseguenze, così ben anticipate dai migliori scrittori di fantascienza. Ovviamente, la cosa è molto più complicata e comprende molte tecnologie e funzioni diverse.

 

Fondamentali, oltre all’apprendimento autonomo, sono il riconoscimento visuale e vocale, i sensori e l’Internet of Things, l’evoluzione della comprensione e dell’utilizzo del linguaggio naturale, le capacità di interazione uomo-macchina, solo per citarne alcune. E le funzioni sono ormai le più disparate, in produzione, marketing, vendite, risorse umane, finanza e amministrazione. Così come sale ogni giorno la penetrazione negli ambiti professionali come quello medico, quello giuridico, i diversi settori scientifici ma anche la musica e l’entertainment. 

 

Dal punto di vista economico generale una recente stima calcola in 13.000 miliardi di dollari l’impatto economico globale entro il 2030, pari a un aumento complessivo del 16% del Prodotto Interno Lordo mondiale. A dire che non si tratta di una spinta effimera ma di una modifica strutturale del nostro mondo produttivo. La sostanza è che è arrivata l’ora di introdurre queste tecnologie nelle nostre aziende, anche se non ogni aspetto è stato ancora valutato ed è giunto a maturazione, specie quelli che riguardano l’impatto sulle persone, sul lavoro e sulle competenze. Due sono, per esempio, aspetti particolarmente importanti: il primo riguarda la collaborazione uomo-macchina, di cui si stanno definendo le potenzialità ma anche i limiti. Superata una visione iniziale alquanto allarmistica su una possibile sostituzione di lavoro umano con l’IA, non possiamo comunque ignorare un potenziale di disoccupazione tecnologica che la collaborazione potrà attenuare ma non necessariamente eliminare. Il secondo aspetto è quello cognitivo, poiché siamo ormai oltre la soglia della possibile comprensione da parte degli umani dei processi algoritmici delle macchine, il che induce a pensare con una certa apprensione alle relative possibilità di controllo. Questo secondo aspetto ingloba anche tutte le importantissime questioni etiche che vanno ben al di là dei rischi legati ai droni, all’auto autonoma o alla genetica, ma si estendono a una relazione tra uomo e tecnologie che va ancora totalmente definita. Siamo comunque in un’era trasformativa che occorre imparare a comprendere e a gestire, ed è giunto per ogni impresa, dalla grande piattaforma globale alla piccola azienda artigiana, il momento di fare i conti con l’Intelligenza Artificiale.