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Produzione sostenibile

Rivoluzione industriale nel segno del benessere condiviso

di Mark Esposito (docente di Strategia economica e competitività alla Harward University)
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Una fabbrica 4.0
Una fabbrica 4.0
Una fabbrica 4.0
Una fabbrica 4.0

Il lungo cammino che porta a uno sviluppo sostenibile e a una crescita economica continua è oscuro e confuso, dal momento che l’economia globale sta consumando una volta e mezzo le risorse naturali che il pianeta è in grado di produrre. Secondo la Global e-Sustainability Initiative, per ogni punto percentuale di crescita del PIL globale, le emissioni di CO2 e il consumo di risorse crescono, rispettivamente, dello 0,5 e 0,4%. 

 

A un livello globale, osserviamo problematiche relative ai trend demografici e sociali (fra cui povertà e sovrappopolazione) che persistono da molto tempo. Le Nazioni Unite prevedono una crescita della popolazione del 48% entro il 2100, in un contesto di scarsità di risorse, mentre le diseguaglianze tenderanno a replicarsi. Nel 2018, l’82% di tutta la ricchezza creata a livello globale è andata all’1% della popolazione, mentre chi sta alla base della piramide non ha avuto quasi nulla. Volatilità, scala e complessità possono assumere tante forme: disastri naturali, rivoluzioni tecnologiche, guerre commerciali, per esempio. Il megatrend delle dinamiche d’impresa indica che ci si sta sempre più orientando verso un pensiero sistemico, un’economia circolare e delle tecnologie avanzate create dalla Quarta rivoluzione industriale come possibile soluzione ai problemi causati da un consumo di risorse e da emissioni non più sostenibili.

 

Una spinta ulteriore a cercare soluzioni ai nostri dilemmi si può trovare negli obiettivi Onu per lo sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals, SDG). Perché la Quarta rivoluzione industriale ci dà speranza? Perché la tecnologia è sempre stata una forza motrice della crescita esponenziale e del progresso umano. La Prima rivoluzione industriale, a fine XVIII secolo, ha generato una grandiosa espansione economica tramite il vapore e la meccanizzazione della manifattura, mentre la Seconda rivoluzione industriale ha trasformato le comunicazioni e i trasporti con l’acciaio, le ferrovie e l’elettricità. La Terza rivoluzione industriale (la rivoluzione digitale) ci ha portato Internet, i microprocessori e la comunicazione mobile. La Quarta rivoluzione industriale (digitale) si è imposta da subito come una nuova rivoluzione produttiva. Tecnologie emergenti come l’intelligenza artificiale (AI), la robotica avanzata, l’editing genetico, i dispositivi indossabili, la stampa 3D e l’Internet delle cose (IoT) trasformeranno radicalmente i sistemi di produzione globali. Si tratta di tecnologie che, combinate, impattano sulla produzione globale con un movimento proveniente dal basso.

 

Anche se la tecnologia che sta dietro l’Internet delle cose è facile da comprendere, la sua forza sta nel fatto che consente una gestione degli asset in tempo reale grazie a prodotti e servizi intelligenti che si combinano con l’intelligenza artificiale. Grazie al machine learning, possiamo identificare e analizzare velocemente gli schemi ricorrenti contenuti nei dati e questo si traduce, per le aziende, in una serie di spunti che le mettono nella condizione di prendere decisioni attuabili. Il machine learning è in grado di rendere le previsioni operative più accurate e 20 volte più veloci degli strumenti di intelligence di business tradizionali. Fra le altre applicazioni dell’intelligenza artificiale per l’AI ci sono il riconoscimento vocale e di un discorso compiuto, volti a eliminare il bisogno di un intervento umano. Gli estesi benefici di AI e IoT combinati sono evidenti: le aziende possono ridurre rischi e tempi di inattività, migliorare l’efficienza operativa e innovare prodotti e servizi esistenti. Con circa 1,8 milioni di robot oggi in circolazione, la robotica e l’automazione avanzate hanno nettamente alterato la catena del valore, con un risparmio sui costi del lavoro fra il 18 e il 33% e una maggior produttività che viene calcolata nell’ordine del 30% circa. Complessivamente, i benefici economici della robotica avanzata arriveranno, entro il 2035, a una cifra stimata fra i 600 e i 1.200 miliardi di dollari, senza contare possibilità che ancora non conosciamo e che potrebbero abbassare ulteriormente i costi

 

Questi sviluppi rendono anche evidenti i possibili vantaggi in campo sanitario. La capacità di tracciare i livelli di salute e forma fisica (con l’aiuto dell’Internet delle cose) ridurranno drasticamente il numero di problemi legati alla sicurezza e, quindi, i premi assicurativi. Realtà virtuale e aumentata possono essere usate già in fase di progettazione perché rendono possibili aggiustamenti in tempo reale. I dispositivi indossabili sono promettenti, ma sono meno testati e richiedono maggiore attenzione rispetto ad altre tecnologie. Infine, la stampa 3D, un vero e proprio game changer per il settore delle apparecchiature medicali personalizzate, come gli impianti odontoiatrici e gli apparecchi per l’udito. La bio-stampa 3D (la posa di strati di cellule viventi per la creazione di tessuto od organi) sta comparendo all’orizzonte. In ambito produttivo, la stampa 3D sta creando un valore enorme e anche se non sostituirà mai la produzione classica, cambia il modo in cui gli ingegneri industriali affrontano il design di prodotto

 

Nella fabbrica del futuro si potranno avere guadagni in termini di efficienza e una riduzione dei costi fino al 30%, costi di trasporto più bassi del 20-30%, minori costi di imballaggio del prodotto finale del 25%, un calo del 25% degli incidenti sul lavoro, una riduzione del 40% del consumo d’acqua e del 20-30% nell’uso di energia. Numerosi indicatori (come l’accesso, la connettività, la domanda crescente di prodotti personalizzabili) mostrano una crescente accelerazione dei tassi di adozione nelle aziende, favorita dal fatto che il costo dei dispositivi intelligenti sia calato del 50-70% e che il 40% degli asset produttivi sia ormai connesso. Molti altri dati evidenziano una crescente adozione di tecnologie avanzate. Si prevede l’utilizzo di 50 miliardi di oggetti intelligenti entro il 2020 e il 75% delle imprese ha già adottato, sperimentato o fatto ricerca su applicazioni possibili dell’Internet delle cose.