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Terzo giorno: seconda sessione

«Dalle nuove generazioni certezze per costruire il futuro. Ma vanno ascoltate»

Foto Marchiori
Foto Marchiori
Festival del Futuro - Francesco Morace

Secondo panel della terza giornata del Festival del Futuro, in collaborazione con Future Concept Lab e Festival della Crescita. Tema “Di generazione in generazione: la rinascita dell’Italia nel confronto tra stili di vita”.

Relatori: Francesco Morace, Presidente, Future Concept Lab (chairman); Linda Gobbi, Sociologa, co-founder e direttore di ricerca, Future Concept Lab; Roberta Artuso, Brand Empowerment Fastweb; Myriam Rosaria Finocchiaro, Communication, External Relations and CSR manager, Granarolo spa; Claudio Marenzi, AD Herno.

 

MORACE: Vogliamo partire dalle aziende per la rinascita dell’Italia. L’idea è fare incontrare e dialogare gli imprenditori. La visione imprenditoriale può aiutare anche da un punto di vista sociale.
Oggi i giovani, in particolare la generazione Z, guarda alla sostenibilità in maniera smart. 

GOBBI: Importanza dell’incontro del cambiamento socio culturale, che avviene nel corso dell’età evolutiva di ogni persona, è lì che si fissano valori e orientamenti che poi accompagnano per tutta la vita. Per generazione sociale intendiamo l’incontro tra identità e formazione delle persone, unite al contributo che famiglia e contesto collettivo forniscono.
Nel corso degli anni le “etichette” sono cambiate. Vediamo tre esempi: i millennial sono coloro che hanno raggiunto la maggiore età a cavallo del millennio, quindi quelli nati tra il 1982 e il 1996; poi abbiamo la generazione Z, quelli nati tra il 1997 e il 2012; negli ultimi dieci anni si stanno invece formando i ragazzi della generazione Alfa. Cos’hanno in comune? Sono tutti cresciuti con la tecnologia, che ha permesso loro di esplorare un mondo che non era solo quello di prossimità familiare o scolastica.
Le nuove generazioni vanno ascoltate, ci stanno fornendo delle certezze per costruire il futuro. E sanno cosa vogliono fare da grandi: i giovani vogliono lavorare il giusto, meglio e con una corretta retribuzione

 

ARTUSO: La sfida è individuare e puntare sui giovani talenti e affiancarli nella loro crescita. Questo è anche un segnale che vogliamo dare alle nuove generazioni, un segnale di speranza e fiducia.
A Fastweb abbiamo eliminato la “timbratura” del cartellino: le persone sono misurate per i risultati che portano e per come si rapportano nel contesto lavorativo.
Oggi diventa importante l’impatto reputazionale.
Là dove le istituzioni a volte faticano ad arrivare, i brand hanno il dovere di mettersi al fianco delle nuove generazioni e delle donne. Far capire che siamo un brand, un’azienda di cui si possono fidare.

 

FINOCCHIARO: Granarolo è una filiera che ha una parte allevatoriale e una parte trasformativa. Nasce anche come società che si riscatta dalla povertà, nel senso che è una cooperativa. Proprio il modello cooperativo è di grandissima attualità, un modello che può cambiare completamente la prospettiva ed è il modello al quale guardano le generazioni Z. Abbiamo avuto allevatori che avevano figli millenial che si sono laureati e non hanno proseguito l’attività dei padri, costringendo i padri a chiudere le stalle (perse 10mila stalle in Italia negli ultimi anni). Le nuove generazioni invece iniziano a tornare all’interno di questi ambienti, facendo il percorso inverso rispetto ai padri, partono dagli studi e dalla formazione e poi tornano all’interno dell’azienda, portando con sé un contributo molto importante e consentendo di attuare un cambiamento importante anche dal punto di vista della sostenibilità.
Assistiamo a un cambio di passo importante: i nostri nonni compravano il prodotto, le nostre mamme il brand; i ragazzi di oggi comprano l’etichetta. Le aziende devono fare attenzione, dobbiamo raccontare tutto quello che c’è dietro un bicchiere di latte.

 

MARENZI: Non bisogna avere una visione paternalista, bisogna dare alle nuove generazioni delle responsabilità e che loro si prendano queste responsabilità. Sapendo che alle loro spalle c'è il padre, l'azienda, il manager. Da parte nostra non possiamo limitarci a dire "il futuro è vostro", vorrebbe dire deresponsabilizzarci. Se il futuro è loro siamo noi che dobbiamo in qualche modo darglielo, altrimenti diamo loro il presente ma senza un passato.