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Terzo giorno: settima sessione

Cambiamento climatico: quanto tempo abbiamo?

Foto Marchiori
Foto Marchiori
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“Cambiamento climatico: quanto tempo abbiamo?”, in collaborazione con AsVis e Futura Network.

Relatori: Donato Speroni, Membro del Segretariato dell’ASviS e Responsabile del progetto FuturaNetwork (chairman); Carlo Carraro, Professore Ordinario, Universita’ Ca’ Foscari Venezia e Vice Chair, Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC); Rosa Sangiorgio, Responsabile degli Investimenti Responsabili, Pictet Wealth Management; Gianfranco Bologna, Presidente Onorario della Comunità Scientifica, WWF Italia.

 

CARRARO: Tutti siamo chiamati oggi a un impegno concreto contro i cambiamenti climatici, dagli organismi internazionali agli Stati, fino alle singole Regioni.

Glasgow? Spostare l’attenzione al 2050, 2060 è solo spostare l’asticella. Dobbiamo concentrarci su interventi di breve periodo: se anche nel 2030 manchiamo gli obiettivi (la temperatura dovrà aumentare al massimo di +1,5 °C), difficilmente si riusciranno a centrare nel 2050. Glasgow di questo doveva tenerne conto. I governi dovrebbero accelerare se sono coscienti di quello che dovrebbero fare entro il 2030. Bisogna iniziare a fare subito qualcosa per ridurre le emissioni. Le imprese devono essere in grado di convertirsi al cambiamento. I costi sono molto limitati rispetto ai benefici, ma servono grandi investimenti.

A Glasgow abbiamo ottenuto grandi impegni da parte del settore privato, molto meno dai governi. Gli incentivi economici comunque ci sono.

In Italia stiamo facendo abbastanza? No, abbiamo fatto molto ma non abbastanza. Siamo tra i paesi più virtuosi, ma se guardiamo a cosa bisogna fare per arrivare al 2030 si vede che abbiamo appena iniziato. Il Pnrr è l’occasione per avviare un processo di riconversione e transizione per raggiungere gli obiettivi che ci siamo dati.

 

SANGIORGIO: A Glasgow è emerso il confronto tra i Paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo. Risolvere questa problematica: i Paesi in via di sviluppo hanno immesso meno Co2 ma saranno quelli che soffriranno di più. Una delle idee per risolvere la problematica erano i famosi 100 miliardi all’anno per il clima a favore dei paesi in via di sviluppo, al momento siamo a circa 80. Ci sono iniziative in essere che devono dirigere queste risorse. Ma l’80% di questi 80 miliardi in realtà sono prestiti a livello di mercato. Non è più di un passaggio di investimenti, bensì prestiti che i paesi in via di sviluppo dovranno ritornare a tassi di mercato e non tutti potranno permetterselo.

 

BOLOGNA: Stiamo assistendo a uno svuotamento del concetto di sostenibilità. La sostenibilità è riuscire a vivere in modalità equa e prospera nei limiti bio-geo-fisici di un solo pianeta; non c'è nessuna prova scientifica e documentata che ci dice che possiamo vivere senza la natura che ci ha prodotto. Quindi sostenibilità vuol dire vivere dentro questi limiti.

Dal 1990 a oggi abbiamo immesso nell’atmosfera mille miliardi di tonnellate di Co2. Abbiamo perso tempo un tempo enorme.

Per affrontare il futuro in maniera sostenibile bisogna tenere presente due dimensioni: l’efficienza, ossia fare di più con meno, l’altra la sufficienza, che non vuole nessuno.