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Eleonora Andriolo

Grazia e determinazione in un mondo declinato al maschile

Eleonora Andriolo
Eleonora Andriolo
Eleonora Andriolo
Eleonora Andriolo

Si dice che la cucina sia il regno delle donne. Eppure, quando si raggiungono alti livelli, i fornelli diventano una prerogativa quasi unicamente maschile. Lo sa bene Eleonora Andriolo, chef vicentina classe 1991, che racconta: «È un ambiente che definirei a tratti maschilista, ma il cosiddetto sesto senso femminile è stato la mia arma segreta».
Figlia d'arte, Eleonora Andriolo ha seguito le orme del papà Flavio e, dopo aver frequentato nel 2018 a Parigi una master class di alta pasticceria con la pastry chef Cècile Farkas Moritel e aver lavorato al ristorante stellato "Esplanade" di Desenzano del Garda sotto la guida dello chef Massimo Fezzardi, la giovane berica ha iniziato a gestire in autonomia il suo "Acchiappagusto-Emozioni dei sapori" ad Arcugnano. «Premetto che mi piace mangiare, ma in casa non cucino io - spiega ridendo la chef che si è diplomata in ragioneria - ci pensa il mio compagno, che fa altro nella vita ma è bravissimo a sfornare piatti...l'ho scelto bene. A parte gli scherzi, c'è solo una pietanza che amo preparare tra le mura domestiche e che mi manca quando sono all'estero: gli spaghetti al pomodoro. Una ricetta che può sembrare banale, invece non lo è. Per questo la faccio realizzare agli aspiranti cuochi che vengono in prova nel mio ristorante».
Il passaggio segreto c'è, ma Andriolo non vuole svelarlo «Altrimenti che mistero è?». Forse è il classico mezzo cucchiaino di zucchero che metteva la nonna nel pomodoro per toglierne l'acidità. Ma andiamo avanti. «Anche per quanto riguarda i dolci sono atipica - prosegue -: ho una predisposizione naturale nel crearli, ma non amo mangiarli. Il mio cavallo di battaglia è "Lussuria": una mousse al pistacchio con morbido caramello e chantilly al cioccolato fondente». Ma Eleonora cosa prepara agli amici che vanno a cena a casa sua? «Il mio must è la piovra arrostita con crema di pistacchio e pomodoro. Se non si è capito mi piace abbinare il pesce alla tradizione del territorio, per questo un altro piatto che adoro sono le capesante con tartufo dei colli berici. Il loro profumo mi ricorda l'infanzia: se chiudo gli occhi, annuso mi vedo a casa mentre papà cucina».
E proprio la tradizione veneta l'ha fatta da padrona lo scorso ottobre ad Istanbul, quando la chef vicentina è stata chiamata a cucinare per l'ambasciata. «Ho proposto i classici cicchetti veneziani - chiarisce - baccalà mantecato, lingua, sarde in saor. Il tutto bagnato con delle bollicine. Quelle della cantina Villa Rinaldi sono le mie preferite». E da questi viaggi cosa ha portato a casa, nella sua cucina? «La passione per le spezie che utilizzo spesso nei miei piatti; nasce così il risotto "La mia Marrakech" con brodo di barbabietola, olio d'argan, tartufo e crema di Asiago. E a tal proposito a breve lancerò anche degli oli profumati da cucina». Perché, come diceva Coco Chanel: una donna senza profumo è una donna senza avvenire.

Sara Marangon