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Il caso

«Chef per 200 euro al mese, sfruttato e sottopagato»

Turni di ottanta ore settimanali, «ma con un contratto part-time a 16 ore». Concordati 1.200 euro al mese, «ma da gennaio a giugno vengo pagato 100, 200 euro e solo su mia richiesta». Il tutto, a fronte di una professionalità giovane ma già competente e versatile come quella di Yuri Zaupa, chef 23 enne («ne faccio 24 tra un paio di settimane») protagonista di una mesta storia di “malaoccupazione” alla vicentina.
Una «forma di sfruttamento», a detta di Yuri, che ha voluto raccontare pubblicamente la sua (brutta) esperienza attraverso un lungo sfogo su Facebook, commentato e condiviso da decine di persone. Al centro della vicenda c'è un locale in cui il giovane cornedese ha iniziato a lavorare meno di un anno fa, a settembre 2021, prima di interrompere definitivamente il rapporto a fine giugno.
«Preferisco non fare il nome, finché non avrò sistemato tutte le questioni fiscali e burocratiche, visto che mi devono ancora sei mensilità più vari extra arretrati», spiega Zaupa, che da qualche settimana è stato assunto al ristorante stellato “Zanze XVI”, a Venezia.
Di cucine stellate del resto, lo chef di Cornedo ne ha conosciute parecchie, visto che da quando ha 16 anni - già durante gli studi alberghieri all'Artusi di Recoaro - ha collezionato stage e collaborazioni in molte location eccellenti: da “La Favellina” a “El Coq”, dal “Casin del Gamba” alla trasferta, per quasi due anni, in Scozia a “The Gannet”. Forte di questo curriculum, «pur consapevole di avere ancora moltissima strada da fare», lo scorso settembre Yuri si presenta dal proprietario del locale vicentino.


«Sono rientrato in Italia nel 2020 a causa della pandemia e sinceramente non vedevo l'ora di poter lavorare “in casa”, tra la gente che conosco, per portare la mia idea di cucina - dice Yuri -. Il mio unico requisito? Essere in regola e avere un contratto che mi permetta di vivere serenamente, per il resto a me basta cucinare». E per cucinare, in effetti, Yuri cucina: «Ottanta ore settimanali, cucina gestita solo da me, dalla colazione alla cena». Questo nonostante il contratto sottoscritto fosse part-time, per 16 ore: un «contratto ridicolo», che lo chef decide però, inizialmente, di accettare. 
Perché? «Mi faccio prendere dalla novità, il posto mi piace e acconsento alle condizioni del titolare: mantenere basse le spese per il personale per i primi 4 mesi e poi alzare le retribuzioni e pensare di offrirmi un contratto a tempo indeterminato - ricostruisce -. Ma non è andata così e, da gennaio a giugno, con la scusa di problemi finanziari nonostante il locale lavorasse molto e le recensioni sulla cucina fossero più che lusinghiere, vengo pagato 100, 200 euro al mese». Come lui, altri componenti dello staff: «Un mio collega infatti se ne è andato in Australia». Dopo qualche tempo, lo segue anche Yuri, che da qualche settimana è andato a Venezia.
«Dopo aver accettato di lavorare con contratti non adeguati e senza busta paga, mi sono sentito pure dire che “i giovani sono inaffidabili” e che “vanno sfruttati”, ma anche “vivi con i tuoi, quindi posso anche non pagarti questo mese”», riferisce il ragazzo che, ci tiene a ribadirlo, ha cominciato la gavetta a 14 anni.
«La ristorazione resta la mia passione, così come il sogno di aprire un giorno un'attività tutta mia, ma forse Borghese (il noto chef, anche televisivo, Alessandro, ndr) - conclude con ironica amarezza Yuri - ci ha visto lungo: i giovani non hanno voglia di lavorare e, dopo questa esperienza, io sicuramente ne ho persa un po'».

Giulia Armeni