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La brevettazione

Lo chef Perbellini e il brevetto della «milanese cotta e cruda»

Giancarlo Perbellini è intervenuto in Camera di Commercio all’incontro «Dalla cotoletta al conto economico» dedicato alla brevettazione dei piatti e, quindi, alla tutela della competitiva delle imprese della ristorazione
Giancarlo Perbellini
Giancarlo Perbellini
La cotoletta di Perbellini

«Di solito telefono e chiedo: si può brevettare? Il 99% delle volte mi dicono di no. Quella volta mi avevano detto che forse si poteva fare. Ed è andata bene».

Quella volta è stata quando Giancarlo Perbellini ha chiamato gli uffici veronesi della Bugnion, società di consulenza nella proprietà industriale ed intellettuale, spinto dalla volontà di tutelare la sua Milanese cotta e cruda. 

La brevettazione dei piatti

«Non il nome, perché non si può fare, ma il metodo», ha specificato in Camera di Commercio all’incontro «Dalla cotoletta al conto economico» dedicato alla brevettazione dei piatti e, quindi, alla tutela della competitiva delle imprese della ristorazione: con Perbellini anche Alberto Gambino, delegato del Ministero per lo Sviluppo Economico, componente del Comitato Consultivo per il Diritto D’Autore e Anna Sacquegna, Partner Unistudio Legal & Tax.

In platea, parecchi ristorati, cuochi, manager di attività del settore, ma anche società legali interessati a capirne di più. Certo, non è facile.

«Bisogna perseverare», ha ammesso Perbellini, «io ci provato un sacco di volte e ci sono riuscito solo con la cotoletta». Lo chef ha messo a disposizione anche la sua esperienza imprenditoriale. Per far quadrare i conti, «ciò che conta è il controllo di gestione, perché nel grande ristorante è un attimo farsi prendere la mano. Per uno del mestiere viene più facile ma per chi proviene da altri settori e investe nella ristorazione è più complicato».

Francesca Lorandi