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LA RICETTA DELLA ROMEA STRATA

La trota di fiume
diventa il simbolo
dei pellegrini a Roma

Pellegrini in camminoUna freccia della Romea Strata
Pellegrini in camminoUna freccia della Romea Strata
Pellegrini in camminoUna freccia della Romea Strata
Pellegrini in camminoUna freccia della Romea Strata

Adesso sono a disposizione barrette energetiche e integratori vari, utili a sostenere il corpo durante sforzi prolungati; ma nel Medioevo, la faccenda era ben diversa. Cosa mangiavano i pellegrini che si sobbarcavano migliaia di chilometri a piedi per raggiungere le mete predilette della cristianità, Gerusalemme, Roma, Santiago di Compostela?

Sull’onda della riscoperta delle antiche vie di pellegrinaggio, c’è stato chi ha compiuto ricerche per capire come si alimentassero i viaggiatori. Nelle locande dove si fermavano per dormire, tra una tappa e l’altra, erano a disposizione perlopiù zuppe di cereali, minestre e minestroni, come il “pulmentum” che aveva dentro un po’ di tutto, verdure di stagione, cereali, legumi, lardo e acciughe. Più rari erano salumi, formaggi e frittate, mentre non mancava il pane nero, che si conservava più a lungo. Qualcosa i pellegrini si portavano anche nella bisaccia, ma dovevano essere alimenti leggeri e poco deperibili. Ne sapeva qualcosa l’arcivescovo Sigerico di Canterbury, vissuto nel decimo secolo, il cui diario di viaggio è servito in tempi recenti come base per la riscoperta della Via Francigena. A Sigerico è dedicato un pane, creato in Lunigiana, molto simile al pane dei pellegrini quanto a potere energetico e conservazione: è fatto di spezie, frutta secca, noci, nocciole, zucchero e miele, uniti all’impasto di grano, frumento e farina di castagne.

Anche il Triveneto è interessato dalla valorizzazione dei percorsi medievali, che a loro volta si rifanno spesso al tracciato di strade romane: il progetto Romea Strata, ideato dall’ufficio Pellegrinaggi della diocesi di Vicenza, è un itinerario unitario di pellegrinaggio suddiviso in nove tratti, interconnessi tra loro, che attraversano Friuli Venezia Giulia, Trentino, Veneto, Emilia Romagna fino a raggiungere la Toscana e lì confluire nella Via Francigena.

Tra le molte iniziative legate alla Romea Strata c’è lo studio compiuto dagli studenti dell’istituto alberghiero Berti di Verona, sotto la supervisione del docente di religione, il vicentino Tino Turco. Una ricerca multidisciplinare sul tracciato da Verona a Vicenza, con un risvolto gastronomico: grazie al docente Alessandro Ferro è stata infatti la “ricetta della Romea Strata” che ha come base la trota di fiume, pesce di lunghissima tradizione veneta: la trota lessata viene servita con una salsa fatta con olio d’oliva, cipolla, aglio, alloro, aceto e vino bianco, e poi chiodi di garofano, cannella, uvetta, zucchero. Pesce e spezie, quindi, accompagnato da polenta abbrustolita. Sapori di un Medioevo da riscoprire.