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BORDEAUX EN PRIMEUR 2021

I grandi di Francia ancora nella culla Il fascino dei “tagli” non tradisce le attese

A villa Cà Vendri, a pochi chilometri da Verona è andato in scena Bordeaux en Primeur 2021, uno degli eventi più attesi da acquirenti, importatori ed esperti. Oltre cento etichette dell’annata 2021 in degustazione anticipata (i vini verranno venduti tra circa un anno e mezzo), due masterclasse tenute da due dei più illustri esperti italiani, Luca Gardini e Gabriele Gorelli, la partecipazione straordinaria di Blandine de Brier Manoncourt della famiglia proprietaria di Chateau Figeac, uno dei cru più prestigiosi di Francia, hanno segnato la giornata unica. L’evento è stato organizzato da Crus et Domaines de France, marchio fondato nel 2007 dalla famiglia Helfrich, una delle più autorevoli compagini di “negociants” di Francia. Benchè negli ultimi anni l’interesse per i vini di Bordeaux appaia un po’ scemato a favore degli ormai esosi pinot neri di Borgogna, i numeri dei bordolesi continuano a essere imponenti: in Italia, il giro di affari della famiglia Helfrich, ha sfiorato i sei milioni di euro, come confermato da Vittorio Frescobaldi, export manager di Crus et Domaines de France. Annata ostica la 2021 a Bordeaux. Fredda e piovosa, ha ricordato la “dannata” 2014, quella che non ha perdonato alcun errore. Se le annate precedenti sono state calde e hanno elargito vini carichi di sentori fruttati e floreali, la 2021 appare più asciutta e orientata verso note balsamiche. In un certo senso, ha dato luogo a tagli bordolesi atipici, meno opulenti rispetto alle declinazioni dei cabernet e dei merlot che tanto successo hanno avuto nel mondo grazie all’immagine costruita dal critico statunitense Robert Parker Jr. Sono carichi di tannini i vini della sponda sinistra della Garonna, delle denominazioni Margaux, Pauillac, Moulis, Saint-Julien, Saint- Estephe e Pessac Leognan. Più suadenti e pronti alla beva i bordolesi della sponda destra, Saint- Emilion e Pomerol. Di particolare interesse, a tal proposito, è stata la masterclass di tre annate di Chateau Figeac guidata da Gabriele Gorelli, unico italiano Master of Wine (una sorta di dottorato ad Harvard per il mondo del vino), con la partecipazione straordinaria di un’esponente della famiglia proprietaria. In un italiano esemplare, Blandine de Brier Manoncourt ha spiegato le peculiarità del terroir di St. Emilion, caratterizzato da argille blu che conferiscono toni particolarmente balsamici all’inimitabile blend di cabernet sauvignon, cabernet franc e, in misura minore, merlot che ha reso Chateau Figeac uno dei bordolesi più prestigiosi al mondo. L’annata 2009 ha dispiegato tutte le potenzialità dei vitigni, con un naso di lavanda secca, prugna e prugnolo, liquirizia e timo, avvolgente e compiuto. L’annata 2021 è più asciutta, ma promette un’evoluzione altrettanto importante. Con l’inaugurazione della nuova cantina di St. Emilion, Chateau Figeac accrescerà ulteriormente il proprio prestigio.

Giulia Gavagnin