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Graspo e i vitigni scomparsi. Champagne "spia" gli archeoenologi

La missione dei due archeoenologi Aldo Lorenzoni e Luigino Bertolazzi
Aldo Lorenzoni e Luigino Bertolazzi
Aldo Lorenzoni e Luigino Bertolazzi
Graspo, Aldo Lorenzoni e Luigino Bertolazzi

Vitigni del passato, dimenticati, sconosciuti e riscoperti, per diventare i vitigni dell'enologia del futuro. La missione dei due archeoenologi fondatori di Graspo (Gruppo di ricerca ampelografica per la salvaguardia e la preservazione della originalità e biodiversità viticola) Aldo Lorenzoni e Luigino Bertolazzi, sta diventando un punto di riferimento e confronto anche per lo champagne. I blasonati cugini d'oltralpe da tempo guardano con preoccupazione all'innalzamento climatico che sta minando la base acida della loro bollicina più celebrata al mondo, al punto che alcune delle maison più conosciute hanno iniziato in gran segreto a sondare la possibilità di acquistare vigneti in Inghilterra, nel Sussex, zona particolarmente vocata alla spumantistica. L'alternativa è quella di riscoprire antichi vitigni dimenticati e con un potenziale di acidità importante, tale da ridonare freschezza e spalla agli champagne. In pratica il lavoro di volontariato che da qualche anno sta facendo Graspo che ha già, scoperto o ritrovato 60 vitigni antichi, li ha catalogati con tanto di prova del dna e li ha pure microvinificati per vede...neanche tanto troppo di nascosto l'effetto che fa.

E l'effetto deve essere stato più che positivo se ha attirato l'attenzione di Geraldine Uriel del comitato interprofessionale della champagne che dal 2015 sta effettuando ricerche e sperimentazioni sul Gouais Blanc, fatalità uno dei vitigni scoperti in Lessinia da Graspo e su cui Lorenzoni e Bertolazzi stanno concentrando le loro attenzioni con la stessa chiave di lettura dei francesi, chi copia chi non è dato sapersi, probabilmente nessuno, ma la collaborazione tra "Davide e Golia" questa volta è possibile ed anzia auspicabile.

La notizia di una possibile collaborazione è stata data dai due archeoenologi nel corso di una degustazione tecnica per giornalisti, vignaioli e addetti ai lavori, qualche giorno fa nella cantina di GianniTessari a Roncà. «Forse è il momento di fermarci un attimo a riflettere e provare a fare tesoro di questi anni di sperimentazione attuata da Graspo - ha spiegato Aldo Lorenzoni - decine e decine di microvinificazioni, esami del dna e comparazioni di vitigni ci hanno portato ad una prima considerazione importante che, non credo sia un caso, è la stessa a cui sono arrivati i francesi: forse invece di iniziare a comperare terreni ad altitudini maggiori, per combattere l'innalzamento climatico delle temperature, è più sostenibile individuare dei vitigni che naturalmente abbiano quell'acidità che sta scomparendo, come il Gouais Blanc su cui stanno studiando in champagne e quelli di Graspo, magari è la nuova durella del futuro che è già presente».

Alberto Tonello