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Il dibattito

Leva militare obbligatoria. L'Europa ci ripensa dopo la guerra in Ucraina. E l’Italia?

Si ritorna a parlare nuovamente di servizio militare dopo che il presidente del Senato Ignazio La Russa aveva già annunciato un disegno di legge

L’offensiva russa in Ucraina prosegue. Ormai è imminente il primo anno di conflitto: "l'operazione speciale" come l'ha chiamnata Putin, è stata innescata il 24 febbraio del 2022. Oggi più che mai la vicinanza della guerra si sente. Per dare un’idea di dove si trovi l’Ucraina rispetto all’Italia basti pensare che il confine ucraino è più vicino a Trieste di quanto non lo sia la Sicilia dal capoluogo giuliano. La ricomparsa della guerra in Europa sta animando dibattiti che sembravano cancellati dalla Storia e relegati nel libro dei ricordi: dopo la riscoperta dei carri armati e dei cannoni, si riaffaccia la discussione sul servizio militare obbligatorio. La naja, incubo per generazioni di ventenni spediti con il fucile in mano a vigilare sulla "soglia di Gorizia", torna protagonista nel clima bellicoso causato dall'invasione dell'Ucraina.

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La crisi militare può far ritornare obbligatorio il servizio militare in Italia? 

Sono circolate in rete diverse fake news su un imminente ritorno del servizio di leva. Sono state smentite ricordando che l’obbligo del servizio militare di leva è stato sospeso dalla legge 23 agosto 2004, n. 226 (la cd. Legge Martino, dal nome del ministro Antonio Martino). È pur vero che trattandosi di una sospensione il servizio di leva rimane obbligatorio. Tuttavia l’articolo 1929 del Codice dell’ordinamento militare (d.lgs. 15 marzo 2010, n. 66) prevede che questo possa essere ripristinato solo se “il personale volontario in servizio è insufficiente e non è possibile colmare le vacanze di organico, in funzione delle predisposizioni di mobilitazione, mediante il richiamo in servizio di personale militare volontario cessato dal servizio da non più di cinque anni".

Le liste di leva sono sempre attive?

Si lo sono. Devono essere aggiornate ogni anno dai Comuni e contengono i nominativi di tutti i cittadini maschi da 17 a 45 anni.

Cosa dice la legge?

La legge Martino ha anticipato la sospensione della leva militare, che era già stata programmata per il 2006 dalla norma 331/2000, promulgata dal secondo governo Amato. La natura di questa legge era quella di avviare le Forze armate verso un percorso di professionalizzazione, ma nel sesto comma del primo articolo viene specificato che “Le Forze armate sono organizzate su base obbligatoria secondo quanto previsto dalla legge”. Infatti, il secondo articolo sottolinea che il personale può essere reclutato “su base obbligatoria qualora sia deliberato lo stato di guerra” dalle Camere o nel caso in cui l’Italia sia coinvolta in un conflitto “in ragione della sua appartenenza a una organizzazione internazionale”, con un chiaro riferimento alla Nato. Fatte salvo le regole che inquadrano l’obiezione di coscienza, in questi casi il servizio militare dovrebbe durare dieci mesi, prolungabili solo in caso di guerra.

Qual è la situazione negli altri paesi che aderiscono alla Nato

Nei paesi della Nato la leva obbligatoria è stata abolita quasi ovunque. Fanno eccezione Grecia, Lituania e Danimarca. E da gennaio anche la Lettonia. Ma, racconta il quotidiano La Repubblica, la guerra in Ucraina sta facendo cambiare verso a molti paesi europei. E si torna a parlare di servizio militare obbligatorio anche in Germania. Qui il neoministro della Difesa, il socialdemocratico Boris Pistorius, l’ha rilanciato. A causa di esigenze militari e civiche: «Abolirla è stato un errore e potrebbe dimostrare l’importanza di queste istituzioni per il funzionamento della nostra società». In Italia ad esprimersi favorevolmente è stato il leader della Lega e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini: «Penso che un anno di insegnamento delle regole, della buona educazione e dei doveri formerebbe dei buoni cittadini». Il presidente del Senato ed esponente di Fratelli d’Italia Ignazio La Russa a sua volta ha annunciato un disegno di legge. Che porterebbe la mini-naja volontaria di 40 giorni per «imparare cosa è non solo l’amore per la Patria, ma il senso civico, il dovere che ciascuno di noi ha di aiutare gli altri in difficoltà». 

Così la leva militare in Europa

In Europa, come detto, la Lettonia l’ha reintrodotta dopo 15 anni. La Danimarca vuole estenderla anche alle donne. L’Olanda pensa a un sorteggio sul modello della Svezia. Che ogni anno sorteggia 4-5 mila diciottenni per una ferma che dura 11 mesi. Mentre la Polonia, che ha lanciato un programma di riarmo, ritiene che i coscritti siano inutili: «Solo i russi usano i cittadini come carne da cannone». Secondo l’Alleanza Atlantica invece la strada migliore è la creazione di una riserva numerosa. Ovvero personale addestrato e pronto a entrare in azione con un minimo preavviso. Come avviene negli Usa con la Guardia Nazionale. Che è stata anche in Iraq e Afghanistan. Mentre in Gran Bretagna ci sono 153 mila professionisti e altri 75 mila ex militari che si esercitano ogni anno per 27 giorni. La Francia ha una riserva di 40 mila uomini, la Germania 30 mila e la Polonia 114 mila. Infine, in Italia la Difesa propone le “forze di completamento volontarie”. Create con la sospensione della naja, ora, secondo i dati raccolti, sarebbero composte da 17 mila riservisti.

Una considerazione

La leva obbligatoria era stata rimossa per un motivo ben preciso: i costi economici e sociali sono superiori ai benefici. Nelle guerre moderne nessuno, a parte la Russia, ha intenzione di usare i propri cittadini come carne da cannone.

 

 

Andrea Mason

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