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La grande nevicata

Gennaio 1985, la "nevicata del secolo": quando Vicenza venne sommersa dalla neve. LE FOTO e i ricordi dei lettori

Nel pomeriggio di domenica 13 gennaio 1985 iniziarono a cadere i primi fiocchi. Le cronache del Giornale di Vicenza raccontano di una città in tilt e oltre 70 centimetri di neve misurati in centro.
Vicenza, la grande nevicata del 1985

Auto sommerse dalla neve, strade e caselli bloccati, black out, scuole chiuse. Tutto fermo, tutto bianco. Sono trascorsi 38 anni dalla nevicata del 1985, quando Vicenza e provincia furono sommerse da una coltre bianca che in certi casi raggiunse oltre un metro di altezza. La nevicata del secolo, come poi è stata ribattezzata. Per chi l'ha vissuta un ricordo indelebile tatuato nella memoria. Per chi non c'era impossibile non averne sentito parlare. 

Cosa successe il 13 gennaio 1985?

Tutto ha inizio domenica 13 gennaio, quando nel pomeriggio cadono i primi fiocchi: il giorno seguente, lunedì 14 gennaio, i vicentini si svegliano in una città imbiancata. Iniziano i primi disagi perché i cumuli arrivano a superare i 50 centimetri. Il traffico comincia a patire gli effetti delle precipitazioni record. Si sfiora la paralisi, come riporta Il Giornale di Vicenza del 15 gennaio; gli accumuli cresceranno ancora mercoledì 16. Alla fine saranno 72 i centimetri di neve misurati in centro a Vicenza, un metro a Thiene e Schio, mentre Lugo segna il primato in una zona di pianura per l’intero Nord Italia con quasi 115 centimetri di neve.

La cronaca dell'epoca sul GdV

Le pagine de Il Giornale di Vicenza raccontarono di una città in tilt, tra strade e caselli bloccati, auto e camion di traverso sui raccordi, mezzi spazzaneve insufficienti, black out e guasti telefonici. Tutti disagi che misero a dura prova i servizi e portarono alla chiusura di scuole e asili per un paio di giorni. Un particolare, questo, che evoca ancora emozioni tra chi negli anni Ottanta era bambino e ricorda lo stop forzato delle lezioni come tempo regalato al gioco con le palle di neve. 

Quelle cadute dal pomeriggio del 13 al 16 gennaio furono le precipitazioni nevose più abbondanti del Novecento che portarono con sé anche il primato delle temperature più rigide del secolo. «Nel centro cittadino lo stop è stato pressoché generale - come riporta il GdV del 15 gennaio - Pochissimi mezzi privati a girare fra mille difficoltà. Primi guai anche per i mezzi pubblici, con regolarità delle linee compromessa, fino al tilt finale di metà pomeriggio». «Per le strade - si legge ancora - ragazzi con gli sci da fondo al posto di auto e moto. Nei giardini alberi soffocati dal manto nevoso troppo spesso e qualche pianta abbattuta dal peso. Bar e botteghe hanno cominciato ad abbassare le saracinesche».

Le temperature: fu freddo record

È verso l’alba di venerdì 11 gennaio che si batte ogni primato: la minima a Vicenza raggiunge i -19,8 gradi.
Questi, invece, secondo quanto riporta Meteo in Veneto, i valori termici misurati in alcune località venete il giorno 13 gennaio 1985: Vicenza max -0, min -17; Isola Vicentina -1/-11; Asiago -3/-14; Bassano del Grappa -0/-6; Cima Grappa -8/-15; Tonezza del Cimone -2/-14; Verona -1/-13; Zevio -5/-16; Castelfranco Veneto -0/-10; Cortina D'Ampezzo -3/-17; Auronzo -6/-18; Mestre +2/-4; Lozzo Atestino -0/-17; Belluno -3/-13; Chioggia -3/-9; Rovigo -2/-17; Cavarzere -2/-7.

I ricordi dei lettori

E voi, la ricordate? Anche i nostri lettori possono raccontare la loro "nevicata del secolo" attraverso testimonianze e/o foto. Se vi va potete scriverci via Whatsapp al numero 3356605272 o via mail a redazioneweb@ilgiornaledivicenza.it indicando il vostro nome e cognome e da dove scrivete.

"Avevo 13 anni e la prima cosa che ricordo di quell'alba fu la grande sorpresa nell'aprire la porta di casa, la neve mi arrivava fin sopra alle ginocchia e dovevo andare a scuola. Misi gli stivali e mi avviai facendo grandi orme e notando che mancava il solito traffico, le solite bici, e il vociare dei passanti. Era tutto silenzio. Era un'incanto. A scuola eravamo in pochi, e lo sguardo era sempre rivolto alle grandi finestre dove i pini carichi del cortile dicevano tutto. Meraviglioso! Chiaramente non ci fu la solita lezione, ma guardammo un film in attesa della campanella per rituffarsi tutti fuori a giocare. Ricordo che a casa ero sempre là, nella neve. Non c'erano pause se non per mangiare, ed ero vestita con giacche di mio papà o guanti più grandi di me perché non si faceva in tempo ad asciugare i panni bagnati che si doveva di nuovo correre fuori a giocare. Dal tetto della fabbrica che confinava col nostro cortile cadde un'enorme quantità di neve che mi sfiorò. Nella mia ingenuità di bambina apprezzai quel bianco regalo caduto dal cielo non sapendo che avevo rischiato la vita. Io non ero la classica bambina tutta barbie e boccoli. No, Io ero timida ma ero un maschiaccio. Mi lanciavo dalla terrazza dei vicini per fare gli stampi nella neve, e con gli scii  volavo giù dalla riva di Magrè senza saper tanto sciare. Le classiche palle di neve diventavano guerre tra bande e coi miei amici carissimi di quartiere ce le tiravamo di santa ragione. Dio solo sa quanta neve giù per il collo ho sopportato. I geloni alle mani non li sentivo perché era più forte tutto il resto. Quando i guanti erano zuppi me li toglievo e a mani nude era anche più facile fare palle perfette! Era bellissimo. L'unico amaro in bocca che ho è che ogni tanto i miei genitori mi mettevano in mano una pala con la speranza di fare qualcosa di utile...figurati !!! La lasciavo in giro sepolta chissà dove a forza di giocare e soprattutto nella speranza che non la ritrovassero a breve per potermi godere ancora quella meraviglia di sogno caduto dall'alto che mi faceva sentire felice e libera. Ancora oggi ripensando a quei giorni sorrido e adoro ricercare nell'aria fresca dell'inverno quel sentore di neve e di libertà che mi resteranno dentro per tutta la vita. 
(Anna Rosa Massignani, Magrè di Schio) 

Avevo appena conosciuto la mia ragazza e accompagnandola a casa quella sera cominciò un forte vento di tramontana e con la mia Fiat 500 senza riscaldamento (perché rotto) vedevo o fiocchi attaccarsi al vetro. Era una magia che mi riportava alla mia infanzia quando il gelo era il nostro amico di giochi nei pomeriggi dopo la scuola.
Ogni inverno con quella ragazza ora mia moglie e madre di nove figli ricordiamo quei giorni con commozione. Abbiamo forse sconfitto il gelo fuori ma siamo bloccati da un gelo dentro?
(Natalino Cariolato, al tempo residente a Caldogno)

Ero in attesa del mio primo figlio e non sapevo come fare per andare all'Ulss per portare la carta dei giorni di malattia... infatti li ho recapitati in ritardo e ho perso pure i soldi di quei giorni... sono stata senza pane e latte perché nessuno poteva andare in un negozio. Strade tutte bloccate in periferia dove abitavo, non è subito passato lo spazzaneve, toglievano la neve e subito era di nuovo come prima, montagne di neve.

Nella foto mia suocera ha tentato di pulirmi la scala dalla neve poverina.
(Nadia Zuccolo, Thiene)

Quell'anno avevo 22 anni ed ero a Padova per il servizio militare in aereonautica....quella notte ero di guardia con un collega, attorno al perimetro della caserma....
La neve, dal vento che c'era, veniva giù in orizzontale penetrando dappertutto, soprattutto negli occhi....
Il corpo di guardia ha avuto pietà di noi, e ci ha fatto rientrare....
La mattina dopo, per il freddo, c'erano i mezzi con il gasolio ghiacciato....cosa mai vista....
(Tiziano, Fontaniva)

Avevo 19 anni, avevo passato il pomeriggio del 13 gennaio in discoteca "Ciao Ciao". Uscendo vedo cadere i primi fiocchi e dico alle mie amiche "forza andiamo a casa" perché avevo la patente da poco. Arrivate a Valli del Pasubio la situazione era diventata sempre più difficile ma alla fine ci siamo riuscite. Il giorno dopo mi sono alzata ed eravamo bloccati, però mio padre ci ha fatto spalare perché era importante andare a lavorare. La mia macchina è stata attrezzata per aprire la strada: c'erano 1 metro e mezzo di neve. Anche se c'è stato un blackout per due giorni, conservo un bellissimo ricordo: nessuno spavento, sembrava di vivere in una favola. E soprattutto ho visto la solidarietà fra le persone.
(Stefania Maddalena, Valli del Pasubio)

Il giorno prima avevamo comperato un cartone di latte per scorta. Lo abbiamo dimenticato sul balcone. L’indomani mattina ovviamente era ghiacciato. Togliamo la confezione e, con grande meraviglia, ci accorgiamo che si era diviso in due parti. La parte sotto, circa un terzo, era bianca, quella sopra, gli altri due terzi, era trasparente. Abbiamo capito che una parte era latte e l'altra era acqua. Abbiamo pensato, ingenuamente, che sarebbe stato sufficiente mettere il parallelepipedo ghiacciato in una pentola e farla riscaldare e si sarebbe rimescolato tutto come prima. Non era vero. Le due parti sono rimaste separate e noi abbiamo gettato 10 litri di “latte” scoprendo che ogni mattina la nostra tazza conteneva del latte ma… soprattutto tanta acqua. 
(Mariopiertolorenzo)

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