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VELO VERONESE

Gazunt, il gigante buono che mette in fuga i lupi

Vive in simbiosi con il gregge in contrada Riva. Ci ha messo un attimo a farsi rincorrere dai tre predatori e a far muro davanti alle capre per salvarle
Il cane da guardiania Gazunt con Mattia Boscaini (FOTO LUIGI PECORA)
Il cane da guardiania Gazunt con Mattia Boscaini (FOTO LUIGI PECORA)
Il cane da guardiania Gazunt con Mattia Boscaini (FOTO LUIGI PECORA)
Il cane da guardiania Gazunt con Mattia Boscaini (FOTO LUIGI PECORA)

Razione doppia di pappa per Gazunt, strameritata. E una gratifica pure per Seralda e Gherta. Per aver fatto il loro dovere di cani da guardiania: difendere il gregge dai lupi. Contrada Riva, comune di Velo Veronese. Il manipolo di case isolate, mezzo secolo fa popolato da decine di persone, oggi sarebbe deserto se non fosse per lo scampanellare delle 110 capre (alle quali si aggiungono svariati quattro zampe tra cani, gatti e maiali) dell’azienda agricola Orko Beko. Alcune l’hanno rischiata grossa qualche giorno fa, se non fosse stato per l’intervento di Gazunt che ha fiutato il pericolo e non ha avuto paura di difendere i suoi animali. A dargli «zampa forte» sono poi arrivate Seralda e Gherta. Perché insieme, spiegano i proprietari Damiano Bonamini e Mattia Boscaini, sono un’affiatata squadra di rugby. C’è chi ci mette la velocità. E chi la stazza corposa, ovvero Gazunt: un cagnolone di due anni e oltre 60 kg di peso, che di razza è un mix di pastore del Caucaso. Ha lo sguardo tenero ma è coraggioso e atletico: l’ha dimostrato appena ha capito che nella radura al limite del prato qualcosa non andava.

 

Nel luogo della predazione

«Tutto si è svolto in un attimo», racconta Mattia che ha osservato la scena a distanza. Quella mattina, erano le 9.30, ad accompagnare il gregge al pascolo non lontano dalla contrada è stato il suo socio. Si dividono la quotidianità così: uno segue gli animali, l’altro si occupa delle quattro piccole stalle recuperate valorizzando le antiche architetture in pietra per riparare gli animali e lavorare i prodotti dell’azienda: formaggi e insaccati. Nello stesso posto che si trova tra Riva e Foi, pochi giorni prima, c’era stata la predazione di una manza. Appena raggiunto il pascolo, Gherta e Seralda erano con il gregge. Gazunt si è diretto invece verso la boscaglia e subito ne è uscito, inseguito da tre lupi. È corso nella direzione delle capre fermandosi a una decina di metri dal gruppo, per difenderlo. Poi si è fatta avanti Gherta, ma i tre esemplari si erano già allontanati. «Se non ci fosse stato lui», dicono gli allevatori, «avremmo perso qualche capretto». 

La scelta di vita

Quella di Damiano e Mattia, 35 anni il primo e 43 il secondo, è stata una scelta di vita. Prima di diventare pastori erano l’uno pizzaiolo e l’altro operaio. Sono partiti con nove capre nel 2017. «Inizialmente era un secondo lavoro», chiarisce Damiano. «Prendere i cani da guardiania è stata una scelta obbligata», riferisce Mattia, «non riuscivamo a dormire la notte al pensiero che il gregge potesse essere attaccato dai lupi». Le prime ad arrivare sono state Seralda e Gherta, dalla quale è nato Gazunt. In seguito la famiglia si è ampliata e oggi i due allevatori hanno quattro cani da guardiania e altrettanti da conduzione: nascono e crescono in simbiosi col gregge, al quale sono molto legati, tanto che fanno qualsiasi cosa per difenderlo. Fanno opera prevenzione, segnando il territorio. «Venire da altre professioni è stato per certi versi un vantaggio che», riconoscono gli allevatori, «ha permesso di avvicinarci a questo mestiere con uno sguardo più ampio». E un approccio diverso: hanno scelto l’allevamento semi estensivo di capre tipiche dell’arco alpino (la bionda dell’Adamello, la colombina, la grigia della Val di Fiemme) in grado di resistere all’ambiente montano. Natura, in Lessinia, significa avere a che fare coi lupi. 

Gazunt scaccia i lupi

«Quando abbiamo avviato l’attività c’erano già e ci siamo adeguati», precisa Damiano. «Rappresentano un problema cui le istituzioni dovrebbero dare maggiori risposte», fa eco Mattia. Sono un problema, non il più grave della montagna «che soffre per lo spopolamento e la scarsa presenza umana, per il voler trasferire in quota un tipo di allevamento consono alla pianura». Per l’abbandono dei territori e «dove regna il selvatico, ritorna il lupo, animale intelligente e opportunista». Ragionare solo in termini di rimborsi non ha senso, dicono i due. Contro questi predatori, in base alla loro esperienza di allevamento, i cani sono un ottimo deterrente. Ma servono impegno e formazione, per i quali dovrebbero essere messi a disposizione consulenti esperti. «Gestire i cani non è semplice», puntualizzano, soprattutto quando le terre alte si riempiono di turisti. Perciò, in prossimità dei recinti, collocano cartelli che illustrano cosa non fare in presenza del gregge. «Mettiamo al primo posto gli animali», concludono, «il lupo c’è e dobbiamo coesistere al meglio». Per fortuna c’è Gazunt, che in cimbro significa «salute»: gioia condivisa (anche) per aver scacciato i lupi.

Marta Bicego

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