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La truffa da Verona al resto d'Italia

Vendono decine di cuccioli di bouledogue, ma non lo sono: scoperta una banda di trafficanti di cani

Operazione del nucleo Cites (Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora) dei carabinieri
I cuccioli salvati
I cuccioli salvati
Cuccioli salvati dai carabinieri

Smantellato un traffico di cuccioli di razza Bouledogue francese proveniente dalla Romania, traffico radicatosi in provincia di Verona ma con diramazioni in tutta Italia. L'operazione è stata condotta dai carabinieri forestali del Nucleo Cites di Venezia, con la collaborazione del nucleo investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Verona, sotto la direzione e il coordinamento del pm della procura scaligera Stefano Aresu.

L'operazione Ghost Kennel

Il nome dato all’operazione è “Ghost kennel” (allevamento di cani fantasma): i cuccioli arrivati in Italia venivano falsamente spacciati dal rivenditore veronese come provenienti da un suo allevamento in Romania risultato appunto “fantasma”.

L’associazione infatti operava al fine di eludere le norme che regolamentano il commercio di animali d’affezione, violando le leggi comunitarie e nazionali sul trasporto ed il benessere degli animali, commettendo svariati delitti di falso, esercizio abusivo della professione medico/veterinaria e truffa nella cessione dei cani.

Quattro i soggetti per i quali il pm ha richiesto il rinvio a giudizio, cittadini rumeni ed italiani: l'obiettivo era ottenere, con il minimo investimento, il maggior guadagno sui cani commercializzati, senza, di fatto, avere cura ed attenzione sul benessere degli stessi animali.

 L’indagine, durata circa due anni, ha avuto origine nel luglio 2020 a seguito di presentazione di denuncia/querela al Nucleo Cites di Venezia da parte di una donna che lamentava di essere stata truffata per aver acquistato un cane, proposto su sito di annunci on line, come di razza Bouledogue francese, ma non corrispondente alla specie dichiarata e alla foto pubblicata e, tra l’altro con un marcaggio non correlato al consegnato Passaporto pet Rumeno.

È scattata la perquisizione del primo soggetto, residente in provincia di Verona, che aveva pubblicato l’annuncio di vendita on line e al quale erano riconducibili numerosi altri annunci, sotto nomi di fantasia (Alberto, Andrea, Cristina, Elena, Luca, Massimo, Max, Mirko e Michele) e in varie città d’Italia, sempre proponenti in vendita cuccioli di razza Bouledogue francese a prezzi concorrenziali, nella media 600 euro a cucciolo ma partivano dai 500 € e raggiungevano gli 800 € a seconda del colore del mantello. Nell’abitazione del soggetto veronese venivano rinvenuti non solo passaporti di emissione rumena non ancora utilizzati, ma anche fotocopie di carte di identità di soggetti stranieri collegati a moduli per iscrizione all’anagrafe canina, già parzialmente compilati con i dati del cedente straniero, nonché farmaci veterinari, in particolare oltre 40 fialette di vaccinazioni pronte per essere somministrate e fialette già usate, oltre a siringhe con microchip pronte per l’inoculazione ai cuccioli sopravvissuti al viaggio dalla Romania. 

Decisivo poi l'ascolto e la lettura delle conversazioni fra tutti i membri della «banda».

Come operavano i truffatori

Lo spostamento dei cani oggetto del traffico illecito veniva mascherato attraverso la falsificazione dei documenti europei che dovevano accompagnare i vari cani. Nel compilare il passaporto da attribuire al singolo cane, veniva falsamente attestata l’inoculazione del relativo microchip identificativo, in quanto, in molti casi, lo stesso trasponder non veniva inoculato ma accantonato per un utilizzo successivo; in altri casi il cucciolo veniva sì microchippato ma risultavano falsamente attestate la data di nascita, le vaccinazioni e le altre prestazioni sanitarie.

Questo consentiva, da un lato, di poter riutilizzare il passaporto anche in caso di morte dell’esemplare prima dell’arrivo a destino, inoculando solo successivamente il microchip ai cani cuccioli sopravvissuti, dall’altro di poter movimentare il cane anche prima dei tre mesi, senza effettuare le vaccinazioni obbligatorie per legge (in primis l’antirabbica) ed evitare i relativi costi.

Cosicché, come emerso dall’analisi delle chat whatsapp tra gli imputati, in diverse circostanze il microchip indicato nel relativo passaporto veniva inoculato a posteriori al cane oggetto di vendita, qualora lo stesso fosse sopravvissuto al trasporto.

Cinquanta i cuccioli di bouledogue francese illegalmente entrati in Italia censiti soltanto in Veneto, ma numerosi altri risultavano iscritti in varie province d’Italia, fino in Umbria, Lazio e Sicilia.

Il venditore vantava falsamente l’esistenza un proprio allevamento in Romania, spesso forniva dei medicinali veterinari da somministrare ai cani e in alcune circostanze, manteneva i contatti con gli acquirenti ostentando delle conoscenze medico/veterinarie e fornendo loro indicazioni/posologie sui farmaci da utilizzare per i cani ceduti che, frequentemente, risultavano già affetti da varie patologie quali cimurro, parvovirus, giardiasi, in taluni casi morendo dopo pochi giorni nelle mani dei proprietari se non prima di essere venduti presso i venditori.

 

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