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Nel Vicentino

La conta del Gallo Forcello e lo studio sui suoi "voli segreti"

Agli inizi degli Anni Duemila il numero degli esemplari era ridotto al lumicino, ora si stima arrivino a oltre 200 nel Vicentino
Un esemplare maschio di Gallo Forcello mentre spicca il volo immortalato alle primissimi luci del mattino durante il periodo della riproduzione (FOTO FABIO PEGORARO)
Un esemplare maschio di Gallo Forcello mentre spicca il volo immortalato alle primissimi luci del mattino durante il periodo della riproduzione (FOTO FABIO PEGORARO)
Il gallo forcello FABIO PEGORARO

La genetica, si sa, non è acqua. Uno dei principi base riguarda lo scambio del patrimonio genetico: più avviene, maggiore è la possibilità di sopravvivere. Per questo gli agenti della Polizia provinciale di Vicenza hanno messo sotto la lente d'ingrandimento i voli segreti delle giovani femmine del Gallo Forcello. Sarebbero loro le deputate a "esplorare" nuovi territori per colonizzarli e "mischiare" così i patrimoni genetici di gruppi apparentemente stabili, garantendo così migliori prospettive alla specie. Ma le rotte del Vicentino sono tutte da scoprire. Grazie ad una collaborazione tra Provincia, Comprensori Alpini e un istituto di ricerca che effettua gli esami genetici, gli agenti dell'ente di Contrà Gazzolle stanno cercando di verificare un'ipotesi: l'interscambio della popolazione di questi rari uccelli dalle montagne del Vicentino a quelle del Trentino.

«Ci sono più precedenti - ricorda Fabio Pegoraro, agente della Polizia della Provincia di Vicenza incaricato a seguire i censimenti dei tetraonidi -: negli anni scorsi, hanno dimostrato attraverso l'utilizzo del radiocollare, che le femmine erano in grado di compiere questi viaggi fondamentali per la specie. In particolare, riuscivano ad attraversare la vallata dell'Adige, ampia una decina di chilometri, tra la parte montuosa del Trentino Occidentale e quella Orientale».

Una specie "ombrello"

Da un viaggio finito male o da una immobilità può dipendere un passo in più verso l'estinzione di una specie o uno verso la salvezza. Il Gallo Forcello, infatti, è appeso ad un filo: è un animale assai raro e vanta un passato glorioso. Stiamo parlando di quella sorta di gallo, ma in realtà è capacissimo di volare, che è cugino, diciamo così, del forse più noto Gallo Cedrone. Ma mentre quest'ultimo è davvero imponente con i suoi 4,5 chili di stazza (solo il maschio, perché la femmina difficilmente supera i 2 chili), il Forcello è più piccolo di dimensioni. Di solito il maschio è di 1,2 - 1,5 chili, nero e con caruncole rosse particolarmente accentuate nel periodo degli amori. La femmina al massimo sorpassa di poco il chilo, ha colori meno accesi, sul marrone perché lei deve mimetizzarsi con il terreno dove depone e cova le uova. È una specie che viene definita "ombrello" perché rappresenta una sorta di cartina di tornasole: se si trovano tanti esemplari vuol dire che l'ambiente è sano e che, soprattutto, lo è anche per gli altri animali selvatici.

Gallo Forcello (Foto di Fabio Pegoraro)
Gallo Forcello (Foto di Fabio Pegoraro)

Dall'Era glaciale ai giorni nostri

«Arrivano dal freddo e da lontano i galli forcelli nel Vicentino - racconta Pegoraro -. Sì, perché questa rappresenta la zona più meridionale dove sono presenti e diffusi e qui sono davvero in pochi. Con la grande glaciazione di 15mila anni fa, il Gallo Forcello è sceso dai quartieri del Nord Europa seguendo i ghiacciai. Questa specie è legata ad ambienti molto freddi e nevosi e per questo nel tempo ha subito adattamenti che ne hanno consentito la sopravvivenza. Per esempio, hanno uno stomaco particolare in grado di digerire e ricavare sostanze nutritive perfino dagli aghi di pino. Quindi possono restare in vita mangiando solo quelli. E ancora. Hanno tre artigli davanti e uno dietro, si dicono per questo tetraonidi, e le zampe sono munite di "pettini" per non sprofondare sulla neve. Di più. Sono anche in grado di scavare delle vere e proprie gallerie sotto la neve per ripararsi dal freddo invernale. Sì, perché nelle Alpi e nelle Prealpi, quando ci sono solo neve, ghiaccio e vento e le temperature raggiungono anche meno 25 gradi, riuscire a ripararsi é la sola garanzia per la sopravvivenza. Ma come riuscirci in un ambiente così proibitivo? Il Gallo Forcello è in grado di scavare delle gallerie fino a realizzare una sorta di iglù sotterrano dove potersi riparare fino al ritorno della bella stagione: lì il microclima è più favorevole e così il dispendio di calorie è minore». È per questo motivo che disturbare e far compiere dei voli nei periodi invernali crea notevoli problemi di sopravvivenza a questi animali.

L'arena e i combattimenti

Per capire l'andamento della popolazione dei galli forcelli nel Vicentino gli uffici regionali in collaborazione con gli agenti della Polizia provinciale svolgono dei censimenti in particolari momenti dell'anno. Per gli appassionati si tratta di veri e propri show. Sono due i monitoraggi: nel periodo del corteggiamento e quello della conta dei nidiacei, qualche mese più tardi. Intanto la premessa: il Gallo Forcello è una specie poligama. In primavera i maschi si ritrovano nelle cosiddette "arene", dei luoghi aperti, solitamente sono sempre i soliti che si "tramandano" di generazione in generazione. Lì i maschi compiono la loro danza dell'amore: emettono suoni tipici, soffiano e fischiano. E combattono. I maschi si sfidano nell'arena proprio come fosse un ring. Attorno si radunano le femmine, che fanno da spettatrici, attirate da questi versi. Solo il più forte, poi, potrà accoppiarsi con più femmine. E anche qui la genetica: il più forte perchè garantisce di trasmettere alla prole i geni migliori. Si accoppieranno e poi non si rivedranno più fino all'anno successivo perché il maschio conduce vita solitaria e le femmine, invece, dovranno covare e allevare i cuccioli». Gli agenti della Polizia provinciale si appostano lontano dalle arene e con il cannocchiale riescono a contare il numero dei maschi presenti. Questo consente di avere una stima della popolazione presente in quel momento.

Il gallo forcello FABIO PEGORARO

L'altro momento dedicato al censimento è l'estate e serve per capire quanti pulcini ogni femmina è riuscita ad allevare. Queste, per deporre le uova, vanno a cercare luoghi sicuri e riparati lontano dalle arene che sono troppe esposte. «Di solito le vediamo all'interno di zone fitte di arbusti e di pini mughi - continua Pegoraro -. Per far questo conteggio, però, è necessario poter far affidamento su cani addestrati allo scopo, forniti dai cacciatori o direttivi di gestione venatoria, solitamente di razza Setter inglese. Quando i cani sentono l'emanazione del selvatico (solo di questo tipo, tutti gli altri uccelli o persino camosci o lepri vengono praticamente ignorati) si mettono in posizione "di punta". Quindi, l'avvicinamento che provoca la fuga dell'uccello. In quel momento si ha la conferma della presenza della femmina e si cercano i piccoli». L'esperto racconta che solitamente una femmina riesce a deporre anche 7-8 uova, ma la mortalità è elevatissima. Nei primi 15 giorni di vita hanno bisogno di cibo molto nutriente e la madre li porta a becchettare, come se fossero delle galline, per trovare insetti. Nell'arco di qualche settimana, poi, cambiano dieta. In questa fase sono particolarmente delicati. Le nascite avvengono tra giugno e luglio. Se intervengono temporali o temperature troppo rigide le morti sono quasi sempre certe: la madre copre i suoi piccoli con le ali per scaldarli, ma non sempre basta», spiega l'esperto.

Piani di prelievo

Solo al termine di questi censimenti si è in grado di effettuare una valutazione sulla densità della popolazione e quindi proporre un piano di prelievo dei soli maschi (quello delle femmine è vietato per legge) consono alla reale presenza di questa specie. «La caccia al Gallo Forcello - precisa l'agente - è rimasta chiusa per anni agli inizi del Duemila proprio per la mancanza dei parametri che garantiscono la sopravvivenza della specie. Solo di recente è ripresa, ma per pochissimi esemplari. Per la stagione venatoria da poco conclusa, per esempio, sono stati autorizzati solo 4 prelievi, tutti di maschi, a fronte di una sessantina di esemplari contati nei monitoraggi a campione. Questo ci fa supporre che al momento siano presenti, tra nuovi nati e femmine, almeno 200 esemplari nel Vicentino».

Cristina Giacomuzzo

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