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Amici di Noè

Premio Fedeltà ai cani soccorritori del Ponte Morandi

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Un cane del nucleo Urban search and rescue dei vigili del fuoco (Foto Archivio)
Un cane del nucleo Urban search and rescue dei vigili del fuoco (Foto Archivio)
Un cane del nucleo Urban search and rescue dei vigili del fuoco (Foto Archivio)
Un cane del nucleo Urban search and rescue dei vigili del fuoco (Foto Archivio)

Si chiamano Apple, Kaos, Kappa, Keynine, King, Maggie, Luna, Wendy e Zoe i cani del nucleo Urban
search and rescue dei vigili del fuoco che lo scorso agosto hanno operato sullo scenario apocalittico di Ponte Morandi. Oggi, a quei cani, è stato consegnato il primo premio "Fedeltà del cane" che si
celebra ogni anno a Camogli (Genova).

 

Un anno fa, tra i primi a giungere sul posto, il responsabile tecnico del Nucleo cinofilo regionale Liguria, Rocco Tufarelli con la sua Zoe, golden retriever di due anni che si è ritrovata a affrontare un intervento difficilissimo, il primo per lei e il più pericoloso. Zoe è stata bravissima, ma mentre scavava si è ferita. Soccorsa dal veterinario ha poi ripreso il lavoro, dimostrando a tutti di essere degna del suo ruolo e pronta a affrontare le future emergenze. 

«Le operazioni erano complicate - ha ricordato Tufarelli - perché tutto era instabile, pezzi di ponte potevano staccarsi e cadere sugli stessi soccorritori, mentre la pioggia non migliorava le cose».

 

Un premio anche per Willi, pincher di 2 anni e mezzo, che ha salvato la vita del suo padrone Enrico costringendolo, a forza di ululati e guaiti, a uscire dalla falegnameria prima che la palazzina crollasse. L'episodio che è valso il riconoscimento all'intuito e al coraggio di Willi risale a qualche tempo fa e è avvenuto nel quartiere di Sant'Aventrace a Cagliari.

 

Enrico all'interno della falegnameria, al piano terra di una palazzina, sente degli scricchiolii e vede Willi cambiare atteggiamento. Il cane corre ululando per tutta la falegnameria, provando a portare il padrone verso l'uscita. Enrico esce e la palazzina collassa su se stessa. Enrico e il fratello Roberto hanno perso tutto: macchinari, attrezzature, manufatti della storica falegnameria ereditata dal padre e dal nonno. «La disperazione rimane - ha detto Enrico -, ma anche la consapevolezza di essere vivi, solo per miracolo e grazie a Willi».


 

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