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Pozzoleone

Cani denutriti e chiusi in gabbia. Sequestrati 19 segugi in sei anni a un cacciatore

I cani liberati dalle guardi zoofile dell'Enpa
I cani liberati dalle guardi zoofile dell'Enpa
I cani liberati dalle guardi zoofile dell'Enpa
I cani liberati dalle guardi zoofile dell'Enpa

Una triste vicenda durata oltre sei anni, nel corso dei quali ci sono stati quattro sequestri riguardanti diciannove cani, tra vivi e morti. «Ora si spera sia finita per sempre», il commento di Renzo Rizzi, ispettore regionale guardie zoofile, che dà notizia dell'ennesimo sequestro nei confronti di un cacciatore vicentino. 

 

I FATTI. Era il luglio del 2015 quando nella sede delle Guardie Enpa oltre a un rapporto dettagliato, veniva recapitato del materiale video e fotografico che lasciava poco spazio a dubbi: una coppia di giovani segugi all’apparenza normali, erano fotografati dentro un locale chiuso con porta metallica senza acqua; un’altra foto, li ritrae qualche mese dopo nello stesso locale chiuso, morti in avanzato stato di decomposizione e molto altro. La prima denuncia inviata alla Procura con richiesta di perquisizione urgente risale a quella data, ma purtroppo non è mai arrivato il mandato.
Si va poi ad aprile 2017, quando i carabinieri di Sandrigo sequestrarono a un cacciatore tredici cani di razza segugio; fu quindi avviata un'inchiesta per verificare se oltre alla detenzione incompatibile ci fosse anche il maltrattamento degli animali, che sono stati traferiti al canile Enpa di Vicenza.
A dicembre 2019 l'intervento, nello stesso sito, delle guardie zoofile dell'Enpa e il sequestro di altri due cani segugio, più uno rinvenuto morto, privo di microchip. In quell'occasione il proprietario venne indagato per detenzione incompatibile con la natura degli animali e per mancate cure, nei confronti del cane deceduto.
Il 4 luglio 2021 sono ancora le guardie dell'Enpa a intervenire, questa volta a Pozzoleone, in un altro fabbricato in disponibilità dello stesso cacciatore, dove ancora una volta vengono trovati due giovani segugi sprovvisti di microchip; la femmina, gravemente malata, è stata sequestrata nel disperato tentativo di poterla salvare, ma nonostante il prodigarsi dei veterinari della clinica Sirio di Vicenza la cagnolina non ce l’ha fatta. Il pm di turno convalidò il sequestro, indagando nuovamente il proprietario per le mancate cure all’animale deceduto. Appena una settimana dopo, arriva la segnalazione della presenza nel "gabbiotto" di un altro segugio femmina, sempre sprovvisto di microchip.

 

La gabbia nella quale erano rinchiusi gli animali
La gabbia nella quale erano rinchiusi gli animali

 

SEMPRE RINCHIUSI. È quindi emerso che il proprietario passava alla sera per rifornire di ciba, ma gli animali erano di fatto abbandonati in una struttura in disuso, sprovvista di acqua, e quindi in condizioni igieniche sanitarie quanto meno precarie. Ma la cosa più inquietante è che, stando alle testimonianze dei residenti, i cani non venivano mai tirati fuori dal box se non un paio di volte l’anno, nel periodo di caccia.

Sono quindi scattate le verifiche, con le guardie zoofile che per una settimana si sono appostate per monitorare il comportamento del cacciatore: tutte le visite avvenivano verso le 19 e si esaurivano nel giro di una decina di minuti, durante i quali mai una volta i cani sono stati portati fuori a camminare. Gli appostamenti sono poi proseguiti per altri quindici giorni, con l'ausilio di una foto trappola, ma nulla è cambiato. 

 

L'EPILOGO. A fine agosto l'atto finale quando, in tarda mattinata, una pattuglia è intervenuta, procedendo su ordine della procura al sequestro dei due cani rinchiusi in gabbia e rimasti praticamente senza acqua. La coppia di segugi è stata quindi liberata in un grande spazio recintato adiacente al canile dell'Enpa, dove, finalmente, gli animali hanno potuto correre e giocare. 

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